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Taranto vecchia, l’architetto Blandino dialoga con Legambiente sul futuro dell’isola

Si terrà venerdì sera il terzo incontro proposto da Legambiente per riflettere sul presente e sul futuro possibile della città vecchia di Taranto, partendo dalle trasformazioni che l’hanno interessata e dagli interventi di recupero finora effettuati, ma anche dalle attività che hanno cominciato a rivitalizzarla e dal rapporto contraddittorio dei tarantini con il loro centro storico, con quell’unicum  che l’Isola ancora costituisce, pur tra testimonianze archeologiche che spesso è difficile rendere fruibili e degrado, palazzi e chiese murati,  case crollate, vicoli  e strade interdetti.

“Sarà perché – è scritto in una nota – crediamo che la bonifica del mar Piccolo e la riqualificazione dell’Isola siano due facce della stessa medaglia, della possibilità per la nostra città di ricostruirsi a partire dalla sua identità, ma  la suggestiva immagine data recentemente alla città vecchia dall’architetto Franco Blandino ci è subito sembrata capace di rendere al meglio l’idea del profondo legame che lega l’una all’altra.
Per questo l’abbiamo scelta come titolo dell’incontro che si svolgerà venerdì 24 febbraio alle ore 17.30, presso il salone del Centro della Fotografia in via Plinio 85, e che avrà come protagonista proprio l’architetto Franco Blandino,  a 46 anni di distanza dall’adozione del Piano particolareggiato per il risanamento ed il restauro conservativo della città vecchia, in una conversazione che si preannuncia ricca di stimoli”.

“All’artefice del Piano, che alla riqualificazione del nostro centro storico ha dedicato cinquant’anni della sua vita, e a cui – per molti versi – dobbiamo la sua sopravvivenza, chiederemo di raccontarci cos’era Taranto Vecchia quando il Piano nacque, e, ovviamente, che obiettivi si proponeva e  quale è stata la gestione degli interventi realizzati.
Soprattutto gli chiederemo di dirci cosa, a suo avviso, è possibile fare oggi per evitare che il patrimonio di bellezza e di memoria che la città vecchia rappresenta vada perduto, cancellato dall’abbandono, e per far tornare la vita nei vicoli, desolatamente deserti dopo il progressivo spopolamento dell’Isola”.

“Noi pensiamo ci siano due necessità. La prima è la messa  in sicurezza della città vecchia per bloccarne il degrado, evitare che ci siano altri crolli, che altri pezzi della nostra storia  e della nostra identità vadano perduti. Per  questo crediamo che le risorse del Contratto Istituzionale di Sviluppo possano essere utilizzate da subito per questo scopo e non comprendiamo perché si continui a non farlo. C’è forse qualche nuovo Attila che pensa sia meglio radere al suolo l’Isola in modo da renderla terreno fertile per nuovi scempi e speculazioni edilizie? O qualche nostalgico del  “ventennio” e dei suoi devastanti colpi di piccone?  Noi pensiamo che abbia poco senso  disegnare scenari futuri se, qui e adesso, non ci preoccupiamo di mettere in salvo quello che è ancora in piedi. Senza questa premessa pensare che ci possano essere consistenti (e necessari) investimenti privati in città vecchia è pura utopia”.

“La seconda è una riqualificazione della città vecchia congiunta al recupero del suo mare e delle attività economiche che dal mare traggono vita e, quindi, l’urgenza della bonifica del Mar Piccolo in cui devono poter tornare a vivere  i giardini delle cozze, con la loro rilevanza economica e paesaggistica, e potersi affermare altre attività basate sull’utilizzo sostenibile e moderno della risorsa mare e sulle peculiarità, sulla ricchezza di biodiversità che il Mar Piccolo presenta. Per questo chiediamo che vengano stanziate risorse adeguate, oltre quelle nelle attuali disponibilità del Commissario Vera Corbelli,  e che si passi dalla fase degli studi, pure necessari, a quella degli interventi di una bonifica di cui continuiamo a denunciare inascoltati il perenne annuncio.  Molti parlano della Città Vecchia, ma sono pochi a conoscerla veramente. Per questo abbiamo chiesto  a chi  da cinquant’anni se ne interessa, di parlarcene.  Venerdì 24 diamo la parola a Franco Blandino e crediamo valga la pena ascoltarlo”.

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