Si parla tanto di bonifica del Mar Piccolo, il piccolo mare di Taranto che è stato violentato per decenni e continua a essere violentato dalle attività militari, dalle attività industriali, dalle attività di pesca illecita e che, nonostante tutto, racchiude ancora un patrimonio naturalistico unico e dal valore inestimabile. Ebbene, la tanto agognata bonifica prevede di rimuovere in tre punti del primo seno carcasse d’auto e altri rifiuti grossolani, molti dei quali ricoperti ormai da strati di organismi marini e diventati parte dell’ambiente marino (leggi qui).
La bonifica del Mar Piccolo non prevede alcuna operazione di pulizia delle sponde del primo e del secondo seno, letteralmente sommerse da una discarica di rifiuti plastici e da polistirolo. Ammassi di retine utilizzate nell’allevamento delle cozze, buste, bottiglie, bidoni, cassette in polistirolo ricoprono completamente estesi tratti costieri. E in alcuni tratti, sono evidenti i segni di incendi appiccati impunemente per bruciare i rifiuti plastici con conseguente rilascio nell’atmosfera di diossine.
Questo spettacolo indegno rispecchia la totale mancanza di rispetto nei confronti del Mar Piccolo da parte di chi lo vive ogni giorno lavorando negli impianti di mitilicoltura o come pescatore, e da parte di chi amministra il Bene Comune e dovrebbe curarlo e proteggerlo. Un luogo che custodisce nelle sue acque una meravigliosa Biodiversità ed è sede di popolazioni importanti di specie animali protette dalla legislazione vigente come Pinne nobili e Ippocampi, dovrebbe essere custodito come un santuario della Natura e, invece, viene ancora utilizzato come una discarica.
Non sarebbe il caso di destinare parte dei soldi destinati alla bonifica del Mar Piccolo in una minuziosa operazione di pulizia e ripristino delle sponde del primo e del secondo seno così degradate e abbandonate all’incuria? Non sarebbe il caso di formare personale specializzato destinato alla sorveglianza h24 del Mar Piccolo per segnalare qualsiasi tipo di illecito, dallo scarico dei rifiuti a pratiche di pesca illegali? Non sarebbe il caso di educare mitilicoltori e pescatori al rispetto dell’ambiente e del mare con corsi di educazione ambientale e con incentivi? Non sarebbe il caso di impegnarsi davvero a cambiare l’attuale e inaccettabile stato delle cose?
Rossella Baldacconi, PhD in Scienze Ambientali