Call center Taranto, Rifondazione comunista al fianco dei lavoratori
Il Partito della Rifondazione Comunista di Taranto è pronta a sostenere le operatrici e gli operatori dei call center, oggi impegnati nella difficile trattativa per rivendicarediritti e salari migliori nella stipula del nuovo contratto collettivo nazionale di lavoro, scaduto nel 2014, in “qualunque iniziativa si metterà in campo”.
“L’altissima adesione di lavoratori allo sciopero del 1 febbraio – è scritto in un comunicato stampa – e la riapertura della vertenza ‘Almaviva’ con l’azione di condotta antisindacale da parte dell’Slc-Cgil, rappresenta un punto importante per ricomporre un terreno di lotta sia sindacale, che politico e istituzionale, in un settore dove il ricatto e la rappresaglia sono all’ordine del giorno. Le operatrici e operatori dei call-center da anni sono costretti a subire delocalizzazioni, abbassamento degli stipendi, flessibilità dell’orario di lavoro, casse integrazioni e precarizzazioni di vite. Il ‘modello Almaviva’ può essere un rischioso precedente per tutte quelle aziende del settore, che potrebbero costringere i lavoratori ad accettare contratti aziendali con condizioni peggiori rispetto a quelli esistenti, e ove non accettate a licenziamenti di massa. Ciò però è possibile perché esiste un quadro normativo che permette la concorrenza a ribasso ed i lavoratori di Teleperformance, purtroppo, non sono esenti da questo rischio e costituirebbe l’ennesimo conto salato che dentro questa crisi, il nostro territorio dovrebbe pagare in termini dioccupazione”.
“C’è bisogno di un fronte comune di azione sindacale e politica che costringa il Governo a rivedere l’attuale legislazione esistente, che contrasti realmente le delocalizzazioni, gli appalti al massimo ribasso e la precarietà delle vite di migliaia di lavoratori. Reputiamo, inoltre, deleteria e inopportuna la proposta dell’onorevole Ludovico Vico del Partito Democratico, di istituzione di un contratto unico dei call-center, che determinerebbe in sostanza una riduzione dei diritti acquisiti ed un attacco frontale al contratto collettivo nazionale delle telecomunicazioni, per dividere e frammentare i lavoratori del settore”.