#Open Taranto: la vera sfida per la Città Vecchia del futuro comincia ora
TARANTO – “C’è da sperare che il Comune di Taranto riesca a dare un seguito concreto a tutta la ricchezza che ha in mano”. E’ l’auspicio espresso martedì scorso a Roma da un autorevole rappresentante di Invitalia durante la presentazione della graduatoria stilata dalla commissione esaminatrice nell’ambito di #OpenTaranto, il concorso internazionale di idee per la riqualificazione della Città Vecchia di Taranto, promosso dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri, Regione Puglia e Comune di Taranto e attuato da Invitalia, nell’ambito del contratto istituzionale di sviluppo per l’area ionica.
Questi i capigruppo dei tre team vincitori: Mate Società Cooperativa, Stefano Boeri Architetti Srl e S.B.Arch. Studio Bargone Architetti Associati. Non sono mancate due menzioni speciali: una a Mario Cucinella Architects Srl, per il valore attribuito al coinvolgimento della cittadinanza nel processo di trasformazione e per la definizione di un solido impianto organizzativo per la sua implementazione; l’altra ad Ove Arup & Partners International Limited per la profondità dell’analisi della pianificazione urbanistica e della stratificazione storica della città.
A detta del rappresentante di Invitalia, però, le buone proposte per la città non arrivano soltanto da coloro che si sono collocati al vertice della graduatoria, ma anche dagli altri raggruppamenti (diciotto). Un ricco mix di professionisti locali, nazionali e internazionali.
«Nessuna delle idee presentate ha violato pesantemente il territorio – ha detto l’uomo di Invitalia – qualcuna si è spinta un po’ oltre ipotizzando l’abbattimento degli edifici di epoca fascista, l’azzardo più forte emerso dalle proposte. Tutte sono state guidate da un rispetto amorevole nei confronti dell’Isola. Ora inizia la partita degli interventi – ha proseguito – spetta al Comune di Taranto, a cui daremo una mano, decidere come utilizzare ciò che è stato proposto. E sicuramente non saranno solo i primi tre menzionati ad essere considerati».
Si profila, ora, un lavoro molto impegnativo e complesso: selezionare gli interventi che il Comune può effettivamente realizzare per garantire un nuovo volto alla Taranto del futuro. Secondo le decisioni assunte dalla commissione, le prime tre classificate hanno avuto il pregio di presentare proposte più convincenti a livello “di sistema”, ma in tutte ci sarebbe qualcosa da recuperare.
Quasi tutte le offerte – è stato evidenziato – si sono poste il problema di come unire il mar Piccolo con il mar Grande. Tra i temi trattati anche quelli inerenti la circolazione sui due lungomari e l’autonomia energetica. Su quest’ultimo tema, qualcuno ha presentato anche proposte ardite dal punto di vista tecnologico. In generale, le idee presentate hanno affrontato il tema del recupero di un più elevato livello della qualità della vita nella Città Vecchia, summa di sistemi urbani tenuti insieme dalle specifiche caratteristiche geografiche. Il rapporto col mare, la mobilità, la fruizione degli spazi aperti, l’uso della residenzialità pubblica, l’ambiente e l’attrattività sono stati i temi imprescindibili affrontati da quasi tutte le proposte presentate.
#LEGAMIORDINARI: IL MOTTO DEI VINCITORI
Il raggruppamento vincitore – MATE, Nigro, SPSK, Ezquiaga, Falini, Petralla, Frediani – ha visto il coinvolgimento, oltre ai professionisti associati al capo gruppo Mate engineering, di archeologi, restauratori, storici, consulenti esperti di mobilità e di partecipazione, sociologi ed esperti di comunicazione. Variegata la prevenianza: nazionale ed europea (Bari, Bologna, Roma, Madrid).
“La visione di sviluppo proposta per la Città Vecchia di Taranto – si legge nell’abstract della proposta – pone al centro la valorizzazione del patrimonio culturale e sociale, ambientale e storico e la ricostruzione di una cultura di cittadinanza capace di riportare la società tarantina a riconoscersi nelle proprie radici. La proposta intende riassegnare alla città la sua funzione sociale ed ecologica, per conseguire progressivamente l’accesso universale a condizioni ambientali certe, la piena realizzazione del diritto a una città come spazio abitabile, la disponibilità per tutti di beni e servizi pubblici essenziali”.
La proposta prevede “l’organizzazione di nodi di scambio, alla stazione ferroviaria e in piazza Garibaldi, che consentano il passaggio tra le diverse forme di mobilità a favore di sistemi collettivi sostenibili di collegamento e attraversamento dell’isola-Città vecchia. In questa la mobilità diverrà prevalentemente ciclo-pedonale e gli spostamenti interni o specifiche esigenze potranno essere soddisfatte con un servizio a chiamata con mezzi elettrici. Due nuove passerelle pedonali assicurano il potenziamento delle connessioni ciclopedonali con il resto della città. Il modello si completa poi con la rete dei parcheggi nei tessuti recenti di Porta Napoli e del Borgo Nuovo, e con il nuovo servizio del Metro Due Mari costituito da idrovie e approdi che innervano sia l’affaccio sul Mar Grande che quello sul Mar Piccolo”.
«Il motto scelto per il progetto è stato #Legamiordinari proprio per sottolineare la volontà di riconnettere attraverso la valorizzazione dell’isola di Taranto Vecchia tutti gli elementi vitali della città – spiega l’arch. Carola Clemente (SPSK) – nelle ragioni del nostro lavoro potrete leggere quanto questa proposta sia stata fatta con la testa e con il cuore, aderendo ad un imperativo morale di impegno per la rinascita della città. A noi piace lavorare così». In alto e alla fine dell’articolo le immagini del progetto vincitore.
LA VERA SFIDA COMINCIA ORA
La vera sfida, però, comincia ora e vedrà come grande protagonista, nel bene o nel male, il Comune di Taranto che non potrà più permettersi passi falsi e improvvisazioni. Ci sono decenni di trascuratezza, per non dire sciatteria, e miopia amministrativa da recuperare. Spetta proprio al Comune ionico, infatti, impostare il piano degli interventi da realizzare. A tal fine, a breve, sarà avviata una fase di presentazione e discussione di quanto emerso dalle proposte presentate, anche attraverso una mostra dei progetti e un primo convegno, in cui la città potrà confrontarsi sulle idee elaborate. E al di là delle appartenenze politiche e degli interessi di parte, c’è da sperare che Taranto, questa volta, non si faccia trovare impreparata. A tutti i livelli. Perché, se ancora non si fosse capito, è soprattutto dalla valorizzazione del mar Piccolo e del suo cuore antico che questa città potrà concedersi un futuro diverso. Se davvero lo vuole. E dovrà farlo senza chiudersi in se stessa ma aprendosi a quanto di meglio si può attingere da esperienze e competenze esterne (da integrare intelligentemente con quelle locali).
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