Ilva, Bonelli (Verdi): il processo rischia di morire prima di nascere

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“Rischia di morire ancora prima di nascere il processo “Ambiente svenduto “ che si sta svolgendo a Taranto”. Lo dichiara Angelo Bonelli dei Verdi presente stamane in aula di Corte di Assise. “Lentamente rinvio dopo rinvio – continua il leader dei Verdi – errori procedurali dimenticanze dei cancellieri si rischia che arrivi la prescrizione per i reati commessi dagli imputati. L’istanza presentata dai legali di Riva Fire, che ha cambiato la denominazione in Partecipazioni Industriali, che anticipa il contenuto del patteggiamento non rispetta il principio chi inquina paga, norma giuridica fondante delle direttive europee e della legislazione nazionale. I soldi dei Riva sequestrati per riciclaggio e frode fiscale, 1,3 miliardi di euro, sulla base di questo patteggiamento- denuncia Bonelli- non saranno destinate a decontaminare la città dai veleni di decenni di inquinamento dell’Ilva ma utilizzati per la fabbrica per attuare le prescrizioni dell’Aia che in qualunque paese europeo sono a carico del proprietario dell’impianto e non dei cittadini. A Taranto nessuno pagherà per l’inquinamento e il drammatico paradosso è che il processo rischia di diventare il luogo della soluzione dei problemi dell’Ilva e non di applicare il principio chi inquina paga in nome dell’interesse collettivo di una comunità massacrata dai veleni.  Tutto è drammaticamente poco chiaro – conclude Bonelli – a partire dal comportamento del ministero dell’Ambiente che ha dato un parere sui piani ambientali presentati dalle due cordate di compratori mentre i cittadini nulla sanno di questi piani e non possono avere voce in capitolo determinando una violazione della convenzione di Arhus e delle direttive europee che obbligano le istituzioni a coinvolgere i cittadini in termini di osservazioni e chi comprerà Ilva avrà, ai sensi del decreto 98/2016 art.2, l’immunità penale: a Taranto muore il principio chi inquina paga con la regia dello Stato”.

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