Ilva, Nicola e Fabio Riva raggiungono accordo coi pm di Milano per il patteggiamento
Nicola e Fabio Riva sono indagati per concorso in bancarotta dai pm Clerici e Civardi in uno dei filoni di inchiesta sul gruppo Riva, che controllava l’Ilva di Taranto. Il patteggiamento riguarda per entrambi questa ipotesi di reato. Per quanto riguarda Fabio, tuttavia, visto che e’ stato gia’ condannato in via definitiva per associazione per delinquere in un altro procedimento riguardante una presunta truffa ai danni dello Stato sulla legge Ossola, la pena per cui ha trattato l’accordo si aggira tra i quattro e i cinque anni. La condanna per truffa, relativa al processo arrivato in Cassazione, invece, dovra’ essere rideterminata dalla Corte d’appello di Milano e andra’ poi ad aggiungersi in fase di esecuzione a quella patteggiata.
Diversa la posizione dello zio Adriano Riva, che aveva trovato un accordo con i pm di Milano prima di Natale. Adriano Riva risulta coinvolto in due filoni di indagine sul gruppo. Uno e’ relativo all’accusa di concorso in bancarotta. In questa indagine sono 9 gli indagati, tra i quali, oltre ad Adriano, altri membri della famiglia Riva, compresi appunti Fabio e Nicola Riva, figli di Emilio (il fratello di Adriano, nel frattempo scomparso).
Il reato di bancarotta e’ stato contestato dopo la dichiarazione dello stato di insolvenza dell’Ilva, l’acciaieria di Taranto controllata dalla famiglia per anni e poi sottoposta ad amministrazione straordinaria, quando al tribunale di Milano pende ancora l’istanza di fallimento depositata dalla procura per Riva Fire, la holding della famiglia. Prima di questo, Adriano Riva, insieme a Emilio, era stato iscritto nel registro degli indagati per truffa ai danni dello Stato e trasferimento fraudolento di valori, in una indagine che vede coinvolti anche due professionisti, accusati di riciclaggio.
Nel quadro di questa inchiesta, si ipotizza che, attraverso complesse operazioni societarie su partecipazioni detenute da societa’ di diritto olandese e lussemburghese, i fratelli Riva avrebbero fatto confluire in alcuni trust accesi nelle Isole del Canale il proprio patrimonio, sottratto anche in maniera illecita al gruppo industriale di riferimento. Una parte di queste somme era stata rintracciata dalla Guardia di Finanza e messo sotto sequestro. (Il Sole 24 Ore Radiocor Plus)