Diabete e obesità: le bollicine della Coca Cola fanno discutere
Things go better with coke? Era un’asserzione lo slogan del 1963 che rilanciava la Coca-Cola nel mondo, ma oggi potrebbe essere interpretato come una domanda. Dagli anni ’50 e per quasi 40 anni l’industria del tabacco, per far fronte ai nuovi dati della ricerca scientifica e ad un possibile calo nei consumi, aveva ingaggiato una strenua battaglia con campagne di disinformazione che mettevano in dubbio il nesso fra fumo e malattie cardio-polmonari, compreso il cancro al polmone. Un’ottima strategia di marketing, quando i consumi calano per ragioni di salute, è quella di confondere le carte in tavola.
Analogamente a BigTobacco, Coca-Cola si sente assediata dalle informazioni sul ruolo negativo nell’assunzione di zuccheri semplici e dalle mosse ufficiali di alcuni governi, come il UK, Francia, Messico e Ungheria, di tassare le dolci bollicine, o da analoghi provvedimenti di alcune municipalità come S. Francisco e Chicago. Il consumo di Coca-Cola negli USA si è progressivamente ridotto negli ultimi 30 anni, è calato dello 0.9% nel 2014 e dell’1,2% nel 2015, anno in cui persino la Diet Coke ha visto vendite ridotte del 5.6% ( -5,8% anche per la concorrente Diet Pepsi).
Ora, attraverso 40 pagine fitte di dati, il gruppo no-profit The Praxis Project ha accusato il colosso delle bevande zuccherate e l’ABA (American Beverage Association) di ingannare il pubblico attraverso una informazione distorta che minimizza i danni alla salute dei soda beverage. La denuncia è stata depositata il 4 gennaio 2017 a Oakland, presso la Corte distrettuale della California, e si propone di fermare la campagna pubblicitaria che nega l’associazione fra bevande zuccherate, obesità, diabete tipo 2 e cardiopatie.
Con questa iniziativa si vuole anche dare lo stop alla massiva campagna promozionale nei confronti dei minori di 12 anni, contrariamente allo stesso codice comportamentale di marketing sbandierato dalla stessa Coca-cola. Una lattina di coca al giorno può far incrementare il peso corporeo di 7 Kg in un anno e i minori non sempre fanno attività fisica sufficiente. Come sottolinea Nancy Huehnergath sulla pagina web di Forbes, anche se non avesse successo, l’accusa lanciata contro Coca-Cola, produrrà benefici attraverso una ricaduta positiva nell’informazione relativa ai danni delle bevande zuccherate.
“Ci siamo mossi – ha dichiarato Xavier Morales, Direttore del Praxis Project – perché il prezzo pagato dalla nostra comunità in termini di peggioramento della salute, aumento dei casi di diabete e di amputazione, è troppo alto”.
Uno degli avvocati patrocinatori della causa, Maia Kats (Center for Science in the Public Interest) ha dichiarato che Coca-Cola vuol fare percepire il consumo di bevande zuccherate come intrinseco ad una dieta sana, se unito a moderata attività fisica. E’ soltanto rinunciando all’attività fisica che lo zucchero può essere nocivo, mentre al contrario esso viene completamente metabolizzato con il movimento.
Coca-Cola e ABA (associazione in gran parte finanziata dalla prima) hanno ingaggiato medici e ricercatori come Steven Blair, nutrizionista, che ha sostenuto che non esistono evidenze definitive che leghino lo zucchero all’epidemia di obesità presente negli USA. La linea di difesa rimane la costante attenzione che Coca-Cola pone alla salute dei consumatori, tanto che dal 2014 sono stati lanciati sul mercato più di 100 prodotti a basso o zero numero di calorie.
Sempre allo scopo di ridurre il numero di calorie assunte ogni giorno dagli americani, Coca-Cola si è impegnata a ridurre il volume delle confezioni e dal 2025 (sic!) 2/3 dei suoi prodotti non conterranno più di 100 calorie per 12 once (la lattina da 355 mL ora ne contiene 144).
Nel 2014 Coca-Cola ha speso 22 milioni$ in programmi di “attività fisica” nei quali pubblicizza i suoi prodotti, per rafforzare la convinzione che un breve esercizio fisico permette di ‘bruciare’ lo zucchero mentre il resto della bevanda contribuisce all’idratazione, sostenendo che la maggior parte della popolazione non beve abbastanza.
Già nel 2015 il New York Times aveva riportato i finanziamenti di Coca-Cola a vari ricercatori perché sviassero l’attenzione dei consumatori sullo zucchero, concentrando i danni alla salute esclusivamente sulla mancanza di attività fisica Un recente articolo pubblicato dall’American Journal of Preventive Medicine, riporta come Coca-Cola e Pepsi abbiano sponsorizzato più di 100 associazioni che si occupano di salute, perché mitigassero i dati presentati al pubblico sul consumo di zucchero negli Stati Uniti (http://edition.cnn.com/2016/1
Come ricorda Praxis Project, le bevande zuccherate sono la principale fonte di zuccheri semplici nella dieta di un americano medio. Il diabete è aumentato del 50% in California fra il 2001 ed il 2012 e con il trend attuale si prevede che il 50% dei nuovi nati latino-americani e afro-americani svilupperanno il diabete nel corso della loro vita. Nel 1984 il 9% degli abitanti della California era considerato obeso, oggi lo è il 25% e lo sarà il 47% nel 2030 se la tendenza attuale non si inverte. Una Coca da mezzo litro contiene 12 cucchiai da tè di zucchero, quando l’America Heart Association, raccomanda non più di 9 cucchiai al giorno per i maschi e 6 per le femmine (un cucchiaio da tè di zucchero = 16 cal.). Riassumendo: Things go better with coke?
Giovanni Peronato
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