Si legge che la Regione Puglia intende avviare tutte le attività propedeutiche all’individuazione di siti utili alla localizzazione di tali impianti di cui intende cofinanziare la realizzazione nei termini previsti dall’art. 61 del Regolamento (UE) N.1303/2013del Parlamento Europeo. Nell’avviso la Regione si spinge a definire questa tecnologia “consolidata e che assicura la massima tutela per la salute pubblica e la tutela dell’ambiente in tutte le sue componenti.”
Niente di più falso
C’è molta confusione sulla reale tipologia di questi impianti e sulle ricadute ambientali. Facciamo chiarezza. Questi impianti dovrebbero trattare la Forsu (frazione organica rifiuti solidi urbani) a cui possono essere aggiunti alcuni rifiuti speciali non pericolosi (fanghi di depurazione, liquami, letame, scarti di natura animale) che, attraverso diversi processi produttivi, ricavano biogas e compost.
Il biogas ricavato dalla digestione anaerobica serve, attraverso la combustione, alla produzione di energia elettrica. Il digestato, anch’esso risultato della digestione anaerobica, viene convertito in compost con un successivo processo aerobico. La digestione anaerobica con biogas per la produzione di energia elettrica ha molte controindicazioni ambientali dovute principalmente alla combustione del biogas. Per meglio comprendere la pericolosità di questa tipologia di impianti occorre procedere con ordine e analizzare i possibili impatti ambientale e sanitari.
Innanzitutto sarebbe meglio parlare al plurale (i biogas), considerando l’enorme variabilità della miscela che lo compone. Questa variabile è amplissima e dipende oltre che dalle matrici utilizzate anche dalle condizioni ambientali. I biogas più ricchi di contaminanti sono quelli derivati da discarica e da fanghi, ma anche quelli da rifiuti organici e agricoli non sono certo puliti e la loro combustione non è priva di conseguenze.
Le variazioni di composizione sono importanti perché comportano la presenza di composti dannosi per la salute umana e per l’ambiente quando vengono immessi in atmosfera. La grande variabilità del biogas dipende anche da altri parametri quali la composizione dei consorzi batterici e la loro efficienza nella produzione di metano.
Indicativamente si può parlare di una composizione del biogas fatta principalmente da metano 54-64%, anidride carbonica 35-45%, azoto circa 1%. Si tratta di dati del tutto indicativi perché il biogas può variare moltissimo. La CO2 ha valori che possono oscillare tra il 10% e il 40% con effetti importanti sul potere calorifico e sulla formazione degli ossidi di azoto. Il biogas contiene componenti minori in tracce quali, idrogeno solforato e altri composti dello zolfo, silossani (composti organici della silice), composti aromatici e alogenati. Anche se le quantità di questi composti sono basse rispetto al metano, esse possono avere impatti ambientali pesanti sullo strato di ozono stratosferico, sull’effetto serra e sul peggioramento della qualità dell’aria a livello locale.
Agli effetti delle emissioni di composti nocivi vanno sommati quelli che riguardano i COV (composti organici volatili). Questi composti sono dannosi per l’ambiente e per l’uomo, poiché reagendocon gli ossidi di azoto formano ozono e smog per reazione fotochimica. L’esposizione prolungata a composti organici volatili può causare danni al fegato, reni e sistema nervoso centrale.
Oltre a presentare vari gradi di tossicità cronica i COV sono anche responsabili di odori molesti. L’esposizione a emissioni maleodoranti può causare sintomi secondari come nausea e ipersensibilità. I COV si formano anche per modificazione di composti già presenti durante il processo di digestione anaerobica.
Nel biogas da discarica e da fanghi le concentrazioni di COV variavano rispettivamente da 46 a 173mg/m3 e da 13 a 268 mg/m3. Nel biogas, inoltre, potremmo trovare composti alogenati rappresentati da sostanze contenenti cloro, bromo, fluoro e composti organo clorurati, la cui combustione a temperature inferiori ai 400° centigradi determina la formazione di diossine. La combustione del biogas direttamente da digestione anaerobica, oltre a immettere nell’atmosfera CO2 causa la formazione di polveri sottili (pm10), fini (pm2.5) e ultrafini (pm0.1).
Esiste anche un rischio microbiologico nella digestione anaerobica. Escherichia coli e Salmonella non sono abbattute completamente ma solo a livelli “accettabili” mentre nel caso dei fanghi di depurazione c’è un patogeno, Shigella, che alberga solo nell’intestino umano e che non è per nulla abbattuta nei biodigestorianaerobici. Nel caso di impianti che trattano anche fanghi di depurazione di acqua fognarie questo è un grave problema.
Questi e altri agenti patogeni sono stati rilevati nei digestati da diversi studi e ciò può rappresentare un rischio contaminazione nel caso di utilizzo di questo compost su terreni coltivati. Oltre a queste motivazioni la fitotossicità del digestato è stata attribuita all’elevata concentrazione di azoto ammoniacale che caratterizza tutti i digestati da digestione anaerobica e non solo quelli derivati da trattamento dei fanghi di depurazione.
La digestione anaerobica inoltre produce percolato e scarti non compostabili che devono a loro volta essere smaltiti come rifiuti speciali pericolosi e disposti in discarica.
Questa tipologia di impianti è inoltre energivora e solo con l’accesso agli incentivi statali (incremento consistente del prezzo di acquisto da parte del gestore) e alla produzione di certificati verdi, evita di chiudere in perdita il ciclo produttivo. Spesso questi incentivi sono il vero core business di tali impianti. I problemi che si pongono sono quindi molteplici: emissioni in atmosfera, polveri sottili, odori, scarti e rifiuti, rumori, rischi sanitari, rischi idrogeologici, traffico e inquinamento.
Altro che quanto dichiarato dalla Regione Puglia.
A questo punto ci chiediamo, chi c’è dietro questa scelta di puntare su una tecnologia che presenta notevoli rischi invece di sostenere le buone pratiche di recupero di materia attraverso impianti di compostaggio aerobici?
Ci chiediamo, come mai il Presidente Emiliano, che a parole dice di condividere la strategia Rifiuti Zero, si presta a queste operazioni unidirezionali verso impianti di questo tipo che, ovunque in Italia, trovano contrarie le popolazioni e le istituzioni locali?
Riteniamo gravissimo l’aver pubblicato questo avviso minimizzando i rischi di tale tecnologia, traendo così in inganno gli amministratori locali che si ritroverebbero sul loro territorio, a loro insaputa, delle potenziali bombe ecologiche.
Chiediamo al Presidente Emiliano il ritiro immediato di questo avviso ai sindaci e la riformulazione dello stesso verso impianti di compostaggio aerobici per la produzione di compost di qualità. Chiediamo inoltre un incontro urgente con il Presidente Michele Emiliano per esporre le succitate ragioni e le evidenze scientifiche che bocciano questa tecnologia.
Ricordiamo infine che questa priorità è dettata dell’art. 4 comma 6 del D.Lgs. n. 205/2010 (in recepimento della direttiva europea 2008/98/CE): «Nel rispetto della gerarchia del trattamento dei rifiuti le misure dirette al recupero dei rifiuti mediante la preparazione per il riutilizzo, il riciclaggio o ogni altra operazione di recupero di materia sono adottate con priorità rispetto all’uso dei rifiuti come fonte di energia».
FIRMATARI
Movimento Nazionale Legge Rifiuti Zero – Puglia
Federazione dei Verdi – Bisceglie
Federazione dei Verdi Manduria
Federazione dei Verdi Carovigno
Federazione dei Verdi Provincia di Brindisi
Coordinamento NOTriv Terra di Bari
Comitato Bene Comune Trani
Maurizio Portaluri, Associazione Salute Pubblica
AmbientiAmo Cerignola – Cerignola (Fg)
Comitato pugliese Acqua Bene Comune
L’Airone – Stornarella (Fg)
Capitanata Rifiuti Zero – Foggia
Comitato contro l’inceneritore di Borgo Tressanti – Cerignola
Movimento ilGrillaio Altamura
Forum Salute e Ambiente di Barletta
Convochiamoci per Bari
Consulta Comunale per l’Ambiente – Santeramo in Colle
Emanuele Larini – Galatina
Maria Lucia Tummolo– Stornarella