“I veleni dell’Ilva non si fermano a Taranto. Solo lo scorso novembre, ben 32mila tonnellate di polverino prodotto dall’acciaieria sono state trasferite in Sicilia, per essere smaltiti in una zona già ad elevato rischio ambientale, quella di Augusta, Priolo e Melilli. Puglia e Sicilia sono sempre più pattumiere d’Italia. E’ ora di dire basta, almeno per rispetto di quei bambini colpiti, nel Tarantino come nel cosiddetto triangolo della morte siciliano, da tumori e malformazioni neonatali. La soluzione c’è ed è una sola: la chiusura dello stabilimento. Chiudere l’Ilva significa riconversione produttiva del territorio, una nuova visione della città, un lavoro di bonifica che metta fine al degrado ambientale. E significa anche smettere di produrre rifiuti come il polverino che creano ulteriori danni alla salute e all’ambiente del Paese”. Lo dicono in una nota congiunta Rosa d’Amato e Ignazio Corrao, eurodeputati del Movimento 5 Stelle.
“In questa battaglia – proseguono D’Amato e Corrao – il Movimento 5 Stelle sta facendo pressioni a tutti i livelli, da Bruxelles a Roma, da Taranto alla Sicilia. L’Ilva è un ecomostro insostenibile non solo per il nostro territorio, ma per l’intero Paese. E l’Europa deve smetterla di voltarsi dall’altra parte: qui in gioco c’è la vita delle persone. Se l’Ue vuole tornare a essere una speranza per i cittadini, a Taranto puo’ avere una grandissima occasione: quella di farsi motore di un’operazione di riconversione del territorio sul modello di quanto fatto altrove nella stessa Europa. Si puo’ fare, le risorse e le buona pratiche ci sono: occorre solo la volontà politica per farlo”.
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