Pugno chiuso per liberare il coraggio
Provare una mancanza di coraggio è una condizione del tutto naturale e soprattutto umana. Possiamo sentirci privi di forza d’animo in qualunque situazione, sia che si tratti di eventi che richiedono davvero uno sforzo oltre le nostre apparenti possibilità sia che si tratti di momenti semplici, banali ma che comunque ci impongono di oltrepassare qualche piccolo nostro limite.
Ad esempio, possiamo trovarci davanti a una persona alla quale teniamo molto e vorremmo esprimere liberamente i nostri sentimenti senza riuscirci, ma anche davanti a una persona che sappiamo non essere più degna di restarci accanto e non ce la facciamo a dire basta, a girarci e andare via.
Oppure, siamo in procinto di affrontare un esame, un colloquio di lavoro, una richiesta di incentivo al nostro capo o di dire in modo chiaro e senza troppi giri di parole, quali sono le nostre idee, la nostra posizione su un certo argomento o un certo progetto e sentiamo improvvisamente che ci mancano le parole e il fiato.
Può mancarci il coraggio anche di intraprendere strade nuove, decisioni importanti che potrebbero dare una svolta in positivo alla nostra esistenza o ci sentiamo impotenti, privi di capacità risolutive davanti a un evento doloroso. Insomma, le situazioni possono essere davvero tante. Ma in ogni caso, grande o piccolo il coraggio che ci venga richiesto, le percezioni interne e le reazioni fisiche sono sempre le stesse.
Sentiamo il terreno mancarci sotto i piedi, ci tremano le gambe, il respiro si fa corto, le mani cominciano a sudare, il cuore prende a battere all’impazzata, possiamo sentire una stretta allo stomaco, persino aver voglia di vomitare e sentire solo il bisogno di fuggire, di essere altrove, in un posto lontano e più sicuro dove non ci venga chiesta nessuna prova.
E se non ci si allena ad affrontare la vita, in tutti i suoi aspetti, dai più insignificanti ai più importanti, tutte queste sintomatologie, diciamo pure ordinarie, con il tempo possono trasformarsi in sproporzionate rispetto a ciò che ci sta davanti o dentro la nostra mente e allora si comincia poi a parlare di paura vera e propria, di ansia e di attacchi di panico. Spesso vengono ripetute alcune massime dove si recita che il coraggio non è l’assenza della paura bensì la consapevolezza e l’accettazione di essa e il saperla controllare, andando comunque oltre.
Ebbene, è proprio questa l’essenza: riconoscere la mancanza di coraggio come sentimento profondamente umano, prenderla a braccetto e obbligarla a venire comunque con noi. Solo in questo modo potremo metterla gradualmente a tacere e le faremo perdere giorno dopo giorno sempre più potere. Ogni volta che le daremo ascolto e che permetteremo a lei di trascinarci verso i suoi sentieri, perderemo noi sempre più potere, avremo sempre meno capacità di agire e fuggiremo sempre più spesso e per cose sempre più banali.
E allora, cosa fare? Come darci coraggio anche quando questo sembra scomparire in un vortice senza fine? C’è davvero qualcosa che si possa fare rapidamente e nell’immediato per imporci un ardire che magari non abbiamo mai conosciuto? Il corpo con le sue manifestazioni e le strategie di comunicazione non verbale, ancora una volta, possono venirci incontro per risolvere ogni nostro problema.
Già sappiamo che ad ogni sentire corrisponde una certa manifestazione fisiologica e se viceversa utilizziamo determinate posture, atteggiamenti o gestualità possiamo di conseguenza influenzare gli stati d’animo. E’ stato dimostrato, ad esempio, che stringere i pugni è segno di rabbia ma anche di coraggio, di preparazione a una lotta.
In particolare la mano destra, secondo alcune ricerche svolte in America dallo psicologo Eddie Harmon-Jones, se stretta a pugno, indurrebbe a produrre una sensazione di maggiore sicurezza di sé, al contrario della mano sinistra che invece se contratta procurerebbe un senso di tristezza (in “I segreti del linguaggio del corpo” di Marco Pacori, ed Mondadori).
Oltre a servirci di un pugno chiuso per darci coraggio, altre piccole strategie comportamentali che possiamo adottare sono sguardo fisso e alto, anche contro ogni voglia di guardare altrove come meccanismo di fuga. E ancora, serve sicuramente prendere consapevolezza del nostro fiato corto e obbligarci a respirare più lentamente e in modo profondo, in modo da infonderci contemporaneamente anche controllo emotivo, maggiore lucidità.
Si tratta in fondo, come abbiamo già detto, di andare oltre la paura, di scavalcarla e solo se lo facciamo possiamo renderci conto che in realtà non era poi così invalicabile. Possiamo farlo attraverso questi piccoli stratagemmi che ci aiuteranno sicuramente a cambiare rapidamente lo stato d’animo e da qui poi ogni cosa sarà possibile. Si tratta di immetterci in una condizione di coraggio, un po’ come se recitassimo una parte, si tratta di immedesimarci in un personaggio che ha in sé proprio quelle caratteristiche che in quel momento a noi stanno mancando e di agire esattamente come farebbe lui.
Quindi, davanti a una situazione che ci incute timore, davanti alla quale vorremmo scappare o ci toglie la capacità di esprimerci come davvero vorremmo, proviamo a mettere in atto queste semplici e piccole strategie per infonderci coraggio. Chiudiamo a pugno la mano destra, solleviamo lo sguardo e raddrizziamo le spalle, respiriamo profondamente e stiamo a vedere cosa accade.
A cura di Elisa Albano
Psicologa – Scrittrice
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