Il ricordo di Francesco Zaccaria, il padre: “Il suo nome è battaglia per la vita”

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“E’ stata una cerimonia breve ma toccante e per la mia famiglia dolorosa nello stesso tempo”, queste le parole di Amedeo Zaccaria, al termine della cerimonia che si è tenuta lunedì scorso al Molo Sant’Eligio di Taranto, in ricordo di Francesco Zaccaria, il giovane lavoratore Ilva che perse la vita su una gru durante una tromba d’aria nel 2012. Il dolore è impresso nei sui occhi che ormai non vedono più la luce. Il suo scopo di vita continua ad essere sempre e comunque suo figlio.

“Ho già scritto che l’ultima volta che guardai il mio Francesco in viso – continua – gli promisi che il suo nome non sarebbe finito nel dimenticatoio delle vittime del lavoro: da quel maledetto giorno non ho mai perso un’occasione per ricordare lui e, contemporaneamente, far riflettere tutti che di lavoro non si muore. E’ una piaga triste, ma bisogna conoscerla per combatterla e l’impegno deve essere a 360 gradi: a partire dal lavoratore sino al Governo. Soprattutto per quanto riguarda il rispetto rigoroso delle norme”. La gru dove lavorava Francesco era registrata come “Anti-tornado, quindi avrebbe dovuto essere un posto sicuro. Ma la barra resistente che avrebbe dovuto fare da freno alla sua cabina, era stata sostituita con un pezzo sbagliato che si è piegato lasciando che la cabina scivolasse in fondo al mare. “Non é possibile che, per un pezzo di ferro messo lì, senza seguire le più elementari norme sulla sicurezza, si stronchi la vita di un ragazzo di 29 anni e, per ‘il profitto a tutti i costi’, la vita di tanti altri giovani – va avanti Zaccaria -. La leva che avrebbe salvato mio figlio su quella gru, è stata montata solo dopo la sua morte. Una vergogna senza fine. Un dolore incommensurabile, anche per questa presa in giro”. Le sue sono parole che non cercano conforto, ma sono cariche di forza.

Lunedì pomeriggio la consegna Francesco Zaccaria. “Ho provato sensazioni che non provavo più da tempo grazie al giovane Alessandro Mellace. Mi sono sentito fiero e orgoglioso di questo giovane , così come lo ero del mio cucciolotto, il cucciolotto di papà”. “Partecipare alla commemorazione è stato molto emozionante – afferma Francesco Rizzo, coordinatore provinciale USB Taranto -. Cò che maggiormente mi colpisce è la tenacia con la quale si dà da fare il padre di Francesco e tutti coloro che non vogliono che queste tragedie finiscano nel dimenticatoio. Un esempio di caparbietà che per Taranto è una piccola novità, vista la nostra assuefazione alle morti bianche e che dovrebbe smuovere tutte le coscienze”.

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