La performance delle piccole imprese, presentata con soddisfazione recentemente dalla Provincia di Taranto, induce gli operatori e i rappresentanti del mondo economico del territorio ad alcune considerazioni. Preliminarmente occorre dire che essa rappresenta un segnale forte di coraggiosa presenza e di speranza del tessuto economico più rilevante – e forse politicamente più trascurato – del nostro territorio: la piccola impresa.
Novantuno proposte, si badi bene corredate da relativi piani aziendali e quindi concrete, per dare nuova occupazione richiedono circa 4 milioni di euro ciascuna, complessivamente quindi 400 milioni di euro, dando un forte segnale di vitalità in un territorio alquanto appassito e demotivato. Tutto questo grazie a un lavoro di animazione fatto dalla Provincia con encomiabile sobrietà istituzionale, senza sgomitare sugli organi di informazione e senza indulgere in sterili protagonismi individuali.
Anni addietro la Presidenza Papalia della Camera di Commercio puntò sulle piccole imprese mettendole al centro della propria azione istituzionale. Molto realisticamente venne abbandonata la strada del contratto d’area, che improbabilmente avrebbe dovuto fermare la disoccupazione nelle aree siderurgiche, e si dette vita ai Patti territoriali che invece miravano a creare nuova occupazione.
La scelta dell’agroindustria fu strategica perché dette slancio alla valorizzazione delle produzioni vitivinicole tarantine di qualità che ancora adesso presentano un andamento favorevole: se oggi esistono pregevoli vini tarantini ovunque apprezzati, le ragioni vanno trovate anche in quelle scelte effettuate anni addietro dalla Camera di Commercio in sintonia e collaborazione con tutti gli attori del territorio.
L’aspettativa, e in parte la necessità di grandi interventi, ci fanno adesso ovviamente pensare alle grandi imprese che però accontentano il territorio con un po’ di occupazione, portano via il valore aggiunto e, spesso, lasciano molti guai visibili e tanti, purtroppo, occulti.
Occorre rammentare che il nostro tessuto imprenditoriale è estremamente diversificato ed è necessario agevolarne il funzionamento, senza trascurare il dato che oltre il 55% della nostra economia è costituito proprio dalle piccole imprese.
Assistiamo a numerosissimi fermenti a sostegno dell’ambiente, della cultura, dell’agricoltura, del turismo, tutti suscettibili di valorizzazione economica che però, pur in presenza di sostegno dello Stato e della Regione, rischiano di rimanere voci nel deserto. Le piccole imprese che si sono raccordate alla Provincia ci dicono anche che sono pronte a fare la loro parte, muovendosi nella direzione opportuna.
Siamo orfani di un ruolo guida che invece di difendere lo stato di fatto ci aiuti a voltare pagina prendendo atto in modo pragmatico che un’epoca è finita e che tanti nuovi segnali vanno incoraggiati pena la loro dispersione e il naufragio della speranza di una nuova epoca per la nostra Città.
Manca, ed è necessario ritrovarla, una sinergia d’intenti e di azioni che tutti i riferimenti locali avrebbero il dovere di perseguire affinché queste piccole imprese possano trovare nel territorio le condizioni minime necessarie per svilupparsi e concorrere a creare ricchezza e occupazione.
Carlo Martello – Presidente ConfCooperative Taranto
Il tostapane è uno di quegli elettrodomestici che, senza ombra di dubbio, ci mette più…
Dato che il Natale si avvicina sempre di più, è il momento di rimboccarsi le…
Le polpettine alla Nutella sono il dessert più buono che potrai mangiare in questo periodo…
Italiani ancora sotto stress, ma questa volta possono tirare un sospiro di sollievo grazie al…
Presta molta attenzione alle uova che porti a casa: se trovi questi codici, è meglio…
È cominciato il conto alla rovescia per i pagamenti relativi alla tredicesima. La data ufficiale…