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Metalli pesanti a Taranto, Assennato: serve un approccio sereno basato sull’evidenza scientifica

Riceviamo e pubblichiamo una nota del prof. Giorgio Assennato, ex direttore generale di Arpa Puglia, che entra nel merito del dibattito inerente gli studi sugli effetti dei metalli pesanti nella città di Taranto.

La nota del presiente Emiliano in riferimento al cosiddetto studio di Moschetti, Matacchiera e Marescotti  sull’esposizione  al  piombo nei bambini di Taranto mi obbliga come medico di sanità pubblica a una riflessione. Innanzitutto il primo studio di monitoraggio biologico dei metalli sui bambini di Taranto fu effettuato nel 2010 con finanziamento della provincia di Taranto e coinvolse Asl, Arpa e sezione di Medicina del lavoro “Ramazzini” della facoltà di Medicina dell’Università di Bari ( la mia  storica struttura di appartenenza accademica).

I risultati furono portati all’attenzione della comunità scientifica nazionale (36esimo congresso dell’Associazione Italiana di Epidemiologia, 2011) e internazionale (Congresso di EPICOH, la sezione di epidemiologia dell’ICOH, la società internazinale di Medicina del lavoro, Oxford,2011).

I risultati, pur non essendo affatto catastrofici, sottolineavano l’opportunità di ridurre le emissioni di metalli da  parte di ILVA e di effettuare ulteriori approfondimentii. E’ attualmente in corso di stampa la relativa pubblicazione scientifica. A seguito proprio delle richieste congiunte di Asl, Ares e Arpa, l’Istituto Superiore di Sanità predispose un dettagliato protocollo di ricerca, finanziato dal Centro per il Controllo delle Malattie del Ministero della Salute, i cui risultati saranno presentati a Taranto il prossimo 7 dicembre.

Successivamente, fu data larga enfasi mediatica ad un cosiddetto studio progettato dalla dr.ssa Moschetti, dal prof,. Matacchiera e dal prof,. Marescotti. Lo studio consisteva nell’analisi delle concentrazioni ematiche di piombo in 9 bambini di Taranto presso un laboratorio privato  non accreditato (a differenza del laboratorio Arpa di Taranto, specificamente accreditato per tali analisi).

Quando fui informato dei valori osservati nei 9 bambini, rimasi scioccato. Si raggiungevano valori pari a 40 mcg% di piombemia, valori che raramente riscontravo negli anni ’90 nei lavoratori professionalmente esposti a piombo, come gli operai addetti alla produzione di accumulatori elettrici.

Pensai a un errore tipografico, allo spostamento di una virgola, ma invece il risultato fu confermato (con notevoli perplessità da parte mia). Segnalai al dr. Michele Conversano (il direttore del dipartimento di prevenzione dell’ASL di Taranto) che le linee-guida del CDC di Atlante (l’autorevole  Center for Disease Control) prescrivono in caso di valori alti di piombemia nei bambini la ripetizione dell’analisi entro sei mesi in laboratori accreditati.

Il dr. Conversano chiese e ottenne dall’Istituto Superiore di Sanità provette e altro materiale lead-free per poter effettuare il campionamento in qualità e la disponibilità ad effettuare l’analisi delle piombemie (per le quali l’ISS è il centro di riferimento in Italia). Ma purtroppo il dr. Conversano mi disse che non riuscì ad ottenere i nominativi dei bambini da richiamare per il prelievo, per cui la prescrizione del CDC rimase inattuata.

Ed invero, delle due l’una: o i risultati non erano accurati ed erano di gran lunga sovrastimati, ovvero occorreva (certamente nel caso del bambino coi valori più alti di piombermia) non soltanto ripetere l’analisi, ma approfondire la valutazione con visite ed accertamenti ematologici e neurologici e con la misura del possibile impatto sul metabolismo dell’eme (uno dei due costituenti dell’emoglobina).

Mi risulta altresì che lo stesso prof. Matacchiera abbia  poi inviato ulteriori venti campioni ematici di bambini di Taranto alla sezione di medicina del lavoro “Ramazzini” di Bari e abbia anche ricevuto i risultati. Come mai il prof. Matacchiera, di solito così solerte nel diffondere dati ambientali e sanitari, stavolta non ha ritenuto opportuno renderne pubblici i risultati (oso sperare che almeno ai diretti interessati, i genitori dei bambini e i loro pediatri di base i risultati siano stati forniti)?

Sono tempi bui quelli nei quali i politici danno patenti di scientificità a persone non qualificate (si consulti il sito Pubmed e si scrivano nella stringa di ricerca  i nomi dei tre “autori”) e si debba necessariamente ipotizzare situazioni catastrofiche per ottenere miglioramenti ambientali che si dovrebbero comunque poter ottenere, senza gridare “Al lupo, al lupo!”, ma con un sereno approccio basato sull’evidenza.

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