La miscela formata dai dati non disponibili, perchè non forniti dal Comune di Taranto, e dalle informazioni comunque reperite condanna il capoluogo jonico nei bassifondi del ventitreesimo Rapporto Ecosistema Urbano, la ricerca di Legambiente realizzata con l’istituto di ricerche Ambiente Italia e la collaborazione editoriale del Sole 24 Ore, che mira a fornire una fotografia delle performances ambientali delle principali città. L’insieme degli indicatori selezionati per la graduatoria copre cinque principali componenti ambientali: aria, acque, rifiuti, mobilità, energia. Tali indicatori consentono di valutare tanto i fattori di pressione e la qualità delle componenti ambientali, quanto la capacità di risposta e di gestione ambientale. I punteggi assegnati su ciascun indicatore identificano il tasso di sostenibilità della città reale rispetto ad una città ideale (non troppo utopica).
Tra le prime dieci città nella graduatoria troviamo un nutrito gruppo di piccoli capoluoghi (Macerata, Verbania, Mantova, Belluno, Oristano, Cuneo, Savona) tutti al di sotto degli 80mila abitanti, tre centri di medie dimensioni (Trento, Bolzano e Parma) con abitanti compresi tra 80mila e 200mila e nessuna grande città.
Taranto, al 77° posto nel 2013 e all’ 82° nel 2014, quest’anno precipita al 99° posto su 104 città monitorate. Dopo di lei solo Siracusa, Caserta, Palermo, Frosinone e Vibo Valentia. Si ripete per molti aspetti quanto già accaduto la settimana scorsa con il Rapporto Ecosistema Scuola, l’indagine annuale sulla qualità dell’edilizia e dei servizi scolastici, in cui Taranto, a causa della mancanza di dati forniti dal Comune, non era stata nemmeno inclusa.
Eppure l’Amministrazione Comunale è stata sollecitata con lettere, mail, telefonate. Tutto inutile: il Comune di Taranto non è in grado, o non vuole, fornire le informazioni che gli vengono chieste. Siamo di fronte ad una sorta di autodenuncia di incapacità o a miope disinteresse.
I dati necessari per compilare il rapporto Ecosistema Urbano sono dati che richiediamo ogni anno e ogni anno la storia, in tutto o in parte, si ripete: un fatto ingiustificabile per l’amministrazione di una grande città di duecentomila abitanti. Non ci si parli di conseguenze del dissesto: a distanza di tanti anni, per una cosa del genere, non c’è dissesto che tenga; c’è solo un evidente barcamenarsi tra i problemi, senza un progetto e senza aver costruito nel tempo un sistema di monitoraggio di ciò che si vuole realizzare. C’è solo incapacità (o disinteresse) a gestire la macchina amministrativa e a tenere sotto controllo le performance della città per provare a migliorarle.
“Al di là dei tanti dati che il Comune non ha fornito” dichiara Lunetta Franco, presidente di LegambienteTaranto, “ il nuovo rapporto Ecosistema Urbano conferma che staticità e apaticità provocano il declino di Taranto. Denunciamo inascoltati da troppi anni una realtà quasi immobile: a Taranto il verde disponibile per i cittadini è quasi inesistente, solo 3 metri quadri per abitante, con alberi sottoposti in passato a potature assurde che il Comune non ha mai sanzionato, le aree pedonali e le piste ciclabili sono limitatissime ( anche a comunicarli i dati sarebbero stati comunque così modesti da lasciarci nei bassifondi delle rispettive classifiche), la raccolta differenziata è ferma al 15% e di iniziative volte a favorire l’uso di energie alternative non c’è traccia. Sono questioni su cui un’Amministrazione Comunale, se vuole, in cinque anni può conseguire risultati significativi: qui si sono avuti solo interventi modesti, slegati da una vera progettualità. Basta pensare alla pista ciclabile in viale Magna Grecia, magari bella, ma incapace di fornire alcun apporto sostanziale ad una diversa mobilità urbana,”
“Negli ultimi cinque anni” conclude la Presidente di LegambienteTaranto “nella nostra città non sono stati realizzati cambiamenti significativi da parte di un’Amministrazione priva del coraggio di cambiare. La conferma viene anche dai modesti incrementi della raccolta differenziata e dalla sostanziale invarianza dei passeggeri trasportati che, insieme ad un consistente aumento della dispersione di acqua e alla stazionarietà dei valori di PM10, fortemente influenzati dalla ridotta produzione dell’Ilva, sono i dati più significativi che emergono valutando l’evoluzione dei valori in quattro parametri fondamentali (smog, acqua, rifiuti e trasporto pubblico) le cui variazioni dipendono direttamente dall’azione (o dall’inazione) degli enti locali.
Continueremo a stimolare questa e, soprattutto, considerate le ormai vicine elezioni, la prossima amministrazione comunale sulla necessità di ricucire il centro con le periferie attraverso la mobilità dolce, privilegiando ciclabilità, pedonalità e trasporto pubblico, di promuovere forme sostenibili di economia locale e la produzione di energia da fonti rinnovabili, di restituire a chi attraversa la città a piedi una sicurezza, fondata su un sentirsi parte della comunità, che nasce anche dalla cura degli spazi comuni, del verde urbano. C’è un mondo in movimento che chiede scelte, cambiamento. Agli amministratori di Taranto chiediamo di raccogliere questa sfida.”
Vediamo i dati in dettaglio:
Un discorso a se stante merita il dato relativo al
Ed ecco il lungo elenco dei dati non forniti dal Comune:
che si chiude con i tre parametri considerati per la Qualità dell’aria
Per questi ultimi, elaborando i dati pubblicati da ARPA Puglia nel suo Rapporto Annuale, per il biossido di azoto, si otterrebbe una media di 19.2, per il PM10 una media di 23.4, per l’Ozono di 16. Dati che, nelle specifiche classifiche, ci avrebbero assegnato rispettivamente la 9^, 34^ e 27^ posizione. Gli indici per la qualità dell’aria meritano comunque una precisazione. In particolare il dato positivo del PM10 va considerato con attenzione: va sempre ricordato che altri inquinanti di produzione industriale rendono più patogene le polveri tarantine. Infatti per ogni incremento di 10 microgrammi di PM a Taranto c’è un aumento dello 0.69 % di mortalità contro lo 0.31 % di altre città italiane (secondo lo studio MISA) e lo 0.33% di altre città europee (studio SENTIERI).
Così come, per i rifiuti, i dati presenti sul portale della Regione Puglia -che derivano da autodichiarazioni dei Comuni- riportano 521 kg/abitante annui (60° posto nella relativa classifica) e differenziata al 15.34% (91° posto). Non sono disponibili i dati 2015 del Catasto rifiuti ISPRA, che nel 2014 indicavano una raccolta differenziata all’11,24% (più bassa di oltre l’1% rispetto all’autodichiarato, presumibilmente a causa dello scarto sulla selezione della raccolta differenziata mista -carta, metallo e plastica); a scarto, com’è probabile costante, la raccolta differenziata di Taranto per il 2015 sarebbe inferiore al 15%.
LEGAMBIENTE
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