Mar Piccolo: Natura inarrestabile anche vicino agli scarichi
TARANTO – Nel Mar Piccolo, purtroppo, sono ancora presenti scarichi attivi che immettono direttamente in mare, la maggior parte dei quali provenienti dalle aree militari localizzate sia sul primo che sul secondo seno.
Ebbene, in un’area marina adiacente uno di questi scarichi, la vita paradossalmente non si arrende, ma sembra esplodere in un tripudio di forme e colori.
Dal fondo costituito di sedimento fine, grasso, grigio nerastro, emergono meravigliosi polipi bianchi di una non comune specie di Cerianto e le inconfondibili conchiglie rigorosamente protette dalla legge della splendida Pinna nobilis, che sta ripopolando incredibilmente anche questo punto inquinato.
E tra alghe scure che a tratti ricoprono il fondale, si nascondono seppie e ghiozzi, e avanzano lentamente grandi molluschi alieni provenienti dal Mar Rosso, Melibe viridis, simili a lumaconi alati sempre più abbondanti nel Mar Piccolo. Ma il vero spettacolo è sulla superficie di alcuni vecchi pali della mitilicoltura che fortunatamente non sono stati divelti, ma semplicemente inclinati verso il fondale marino. Qui, ogni centimetro quadrato di substrato metallico è stato ricoperto da una intricatissima comunità marina formata per la maggior parte da organismi filtratori tra cui spugne, ascidie, briozoi, bellissimi vermi chiamati Spirografi e molte specie di bivalvi tra cui le ostriche che crescono ancora spontaneamente nel Mar Piccolo.
Tra il groviglio inestricabile degli animali sessili appena descritti che contribuiscono con la loro costante attività di filtrazione alla depurazione della colonna d’acqua, vivono altrettanti animaletti in grado di muoversi e nascondersi negli infiniti interstizi che si vengono a creare.
Minuscole lumache senza conchiglia dalle splendide colorazioni si arrampicano sulla sommità di colonie di piccoli polipi di cui vanno ghiotte, e sulle superfici concrezionate avanzano stelle marine, ricci verdi, granchi dalle chele possenti, e gli onnipresenti murici da cui anticamente si estraeva la porpora. La comunità marina è unica nel suo genere, con una biodiversità molto particolare in cui elementi autoctoni da sempre presenti nel Mar Piccolo convivono ormai da tempo e più o meno forzatamente con organismi proveniente da mari lontani.
I ciuffi branchiali verdastri, arancioni o violacei di vermi filtratori tropicali sono una costante, come anche le vistose ascidie gelatinose originarie delle Isole Bermuda o le ostriche perlifere dell’Indo-Pacifico con le valve rivestite da uno strato di lucente madreperla. L’eterogeneo mosaico vivente che ne deriva è sorprendente, originalissimo, osservabile solo nel Mar Piccolo.
Anche i tanti rifiuti gettati impunemente sul fondo del mare vengono rapidamente colonizzati da organismi marini sia animali che vegetali che si insediano sui vari tipi di plastica, sul vetro, sulle superfici metalliche dei relitti, e incrostano, ricoprono, inglobano.
Si resta a dir poco meravigliati osservando per qualche minuto la parte inferiore di una bottiglia di vetro che ospita un piccolo microcosmo costituito da alghe rosse, da delicate ascidie “fiore”, da minuscoli vermi racchiusi in tubi calcarei, da incrostazioni di briozoi e da un grosso mollusco primordiale, un Chitone con la conchiglia costituita da piastre. Tutti questi organismi su pochi centimetri quadrati di vetro! Ad accrescere ancor più il valore naturalistico e conservazionistico del Mar Piccolo, anche nei posti considerati inquinati, è lui, il leggendario Ippocampo.
A poche decine di metri dallo scarico, si possono osservare i meravigliosi cavallucci marini aggrappati ai lunghi tubi grigi degli Spirografi o alle ramificazioni scarlatte del briozoo corallo o alle retine di plastica per le cozze gettate sul fondo. L’emozione derivata dalla visione di questo pesciolino dalle caratteristiche uniche e rigorosamente protetto dalla legge, è indescrivibile, un misto di tenerezza infinita, di rabbia per l’inquinamento che deve sopportare e a cui deve necessariamente adattarsi, e di speranza per l’evidenza che il Mar Piccolo di Taranto è ancora la sua casa.
L’ecosistema del nostro piccolo mare è una testimonianza tangibile della forza inarrestabile della Natura, della sua infinita capacità di adattamento a ogni tipo di inquinante, a ogni tipo di rifiuto, a ogni tipo di impatto prodotto dall’uomo, della sua smisurata capacità di evolversi e adeguarsi a ogni situazione. Alcuni organismi scompaiono, altri appaiono, la biodiversità si modifica ma non sembra diminuire, i processi vitali e i flussi di materia ed energia persistono. E probabilmente, nel fango grasso e nero che nessuno sa come bonificare senza creare ulteriore danno, già si stanno evolvendo popolazioni di batteri che pian piano rimedieranno a ciò che l’uomo ha combinato.
Rossella Baldacconi, PhD in Scienze Ambientali