A Taranto un convegno sull’affondamento e il recupero della Leonardo Da Vinci
Martedì 8 novembre, alle 09.00, presso il Castello Aragonese di Taranto, nell’ambito delle celebrazioni per la Giornata dell’Unità Nazionale e la Giornata delle Forze Armate, si terrà il Convegno di Studi “L’affondamento e il recupero della Leonardo da Vinci: un approccio storico giuridico”, organizzato dal Comando Marittimo Sud e dal Dipartimento Ionico S.G.E. dell’Università degli Studi di Bari.
Il convegno, dopo il saluto da parte delle autorità cittadine, si svilupperà in tre sessioni, ciascuna con un approccio diverso e vedrà illustri esponenti del mondo accademico, militare e giuridico, far luce su uno degli eventi più drammatici che colpì la Forza Armata e il Paese durante il Primo Conflitto mondiale.
La nave da battaglia Leonardo da Vinci, un’unità della Regia Marina appartenente alla classe Conte di Cavour, fu costruita presso i cantieri Odero di Genova, impostata nel 1910, varata nel 1911 ed entrò ufficialmente in servizio nella Regia Marina il 17 maggio 1914. Dislocata alla base di La Spezia, nell’imminenza del primo conflitto mondiale l'unità venne trasferita a Taranto, entrando a far parte della 1ª Divisione della 1ª Squadra da battaglia.
Il 2 agosto 1916 la nave si trovava al proprio posto di ormeggio in rada nel Mar Piccolo di Taranto quando affondò in seguito ad un’esplosione. Nell’esplosione e nel tentativo di salvare la nave dall’affondamento, morirono 249 uomini del suo equipaggio e tra questi il comandante dell’unità capitano di vascello Galeazzo Sommi Picenardi, morto due giorni dopo per le ustioni riportate e decorato di Medaglia d’Oro al Valor di Marina.
Al termine del primo conflitto mondiale ebbero inizio le operazioni di recupero dello scafo della corazzata, per essere eventualmente ricostruita. Tali operazioni evidenziarono le elevate capacità ingegneristiche e tecniche dell’Arsenale di Taranto. Il recupero della nave ebbe termine nel 1919 ma il progetto della sua riparazione fu subito abbandonato e l’unità fu radiata ufficialmente dai quadri della Regia Marina e venduta per demolizione nel 1923.