Spartan Race, Crisanti replica al WWF: nessun danno alla riserva naturale “La Vela”

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TARANTO«Leggo sulla stampa un comunicato del Wwf a firma del responsabile Millarte e sia pure con malcelata rassegnazione, mi accingo ad un necessario chiarimento». Inizia così una nota del dottor Vito Crisanti, direttore della Riserva Naturale Palude “La Vela”. Chiaro il riferimento alla polemica scoppiata nei giorni scorsi, a conclusione della Spartan Race, gara internazionale ad ostacoli che si è svolta tra Parco Cimino e Circummapiccolo nei giorni 29 e 30 ottobre. Il percorso ha previsto anche l’attraversamento da parte degli atleti di un tratto della Riserva, aspetto contestato dal WWF Taranto. Di seguito il testo integrale della nota stampa.

mar-piccolo-direttore“Il percorso della gara Spartan Race, che avrebbe causato secondo il Wwf di Taranto gravi danni ambientali, è quasi per intero esterno alla Riserva; per il tratto attraversato (a piedi), gli organizzatori hanno chiesto ed ottenuto l’autorizzazione, formalizzata dallo scrivente, Direttore della Riserva e comunicata ai vari Enti nella consapevolezza che il passaggio nell’area protetta non avrebbe comportato alcun danno alla pineta, né alla comunità avifaunistica. Così come di fatto avvenuto.

Durante i giorni della gara, il 29 e 30 ottobre, sono stato personalmente presente nella Riserva ad osservare lo svolgimento della competizione e nel contempo ho condotto in visita numerosi cittadini per far conoscere loro i luoghi, coadiuvato da ragazzi delle scuole medie superiori nel ruolo di guide.

Tutto si è svolto in piena tranquillità, numerosi erano gli uccelli presenti nella Palude, per nulla intimoriti dallo svolgimento della gara, come si evince dalla stessa foto comparsa nell’articolo del Wwf, dove si vedono fenicotteri ed aironi e sullo sfondo persone del servizio d’ordine (?) e forse una moto d’acqua.

La presenza di quest’ ultima, che mi dicono essere del pronto intervento del 118 , descritta nel comunicato come “causa di grave impatto e disturbo per l’avifauna”, probabilmente era   esterna al confine della Riserva; lo scrivente non era a conoscenza del suo impiego e non hanno spaventato l’avifauna, perché già abituata al rumore delle barche dei pescatori. Cionondimeno va esclusa la loro presenza nei luoghi protetti, se non per documentata necessità e per periodi brevissimi.

Se il Wwf intendeva parlare con le autorità competenti per far cambiare il percorso, come sostiene nel comunicato, non avrebbe dovuto far altro che rivolgersi al Comune di Taranto e/o al Direttore della Riserva. Ma non è pervenuta alcuna nota in proposito. Appare incomprensibile poi come da paladini dell’ambiente “non abbiano voluto turbare la promozione” limitandosi ad osservare (sic !): un comportamento saggio ed opportuno invece avrebbe suggerito di prevenire il danno temuto mediante la richiesta di informazione durante gli incontri in Comune, ma allo scrivente, l’unico in grado di dare informazioni di prima mano, non è stato mai chiesto nulla, né pubblicamente si è mai parlato del percorso, pertanto il Wwf non poteva essere al corrente di nulla: da cosa gli è derivata la convinzione “che non si sarebbe   superato il limite della decenza?”.

Vorrei ricordare che l’attuale Riserva un tempo è stata Oasi del WWF, nata grazie all’attivismo di un gruppo di giovani del WWF di Taranto di cui ero il responsabile nel lontano 1988; per studi e per competenze maturati nel campo professionale al servizio della Natura e della gestione e riqualificazione dell’ambiente, ritengo di poter suggerire a chi scrive   che il “limite della decenza” è da ricercare altrove; la Riserva poi non è l’ “ultima parte selvaggia del nostro territorio” come leggo sull’articolo, ma esattamente il contrario, ossia un luogo antropizzato che va ricostituendo gradualmente un equilibrio attraverso una lenta e progressiva naturalizzazione. Tant’è.

Ma veniamo alle cose concrete. Purtroppo, al momento della nomina a Direttore, ho dovuto constatare di persona il degrado in cui si trovava la Riserva, dove gli attivisti del Wwf svolgevano da sempre le loro attività; mi duole infatti ricordare come negli anni precedenti, nonostante la presenza dell’associazione, indubbiamente benemerita per le sue iniziative, periodicamente la pineta sia stata percorsa da incendi – spenti dagli uomini del vicino 65° Deposito A.M. oltre che dai Vigili del Fuoco, scongiurando il pericolo di un vero disastro ambientale- tanto da ridursi di superficie in modo drastico con molte piante secche ed a rischio di caduta. Questi sono veri danni alla Natura!

Oggi è possibile dire che da due anni la pineta finalmente non è soggetta ad incendi.   Nel corso della passata primavera, con un piccolo progetto del Comune, sono stati effettuati lavori di manutenzione finalizzati alla prevenzione incendi e sono state eliminate le tante superfetazioni   che rendevano la pineta sporca e disordinata, fornendo un’immagine negativa non solo dell’Area protetta ma anche della Città. Per amore di non polemica, ritengo di non andare oltre”.

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