Al presidente Emiliano e al nuovo direttore generale di ARPA Puglia, dottor Vito Bruno, chiediamo di conoscere, con urgenza, a che punto è l’iter che consentirà di procedere alle assunzioni in ARPA Puglia previste dall’ultimo decreto Ilva con cui è stata finalmente disposta la deroga in tema di assunzioni di personale da destinare alle attività di vigilanza, controllo, monitoraggio ed agli accertamenti tecnici riguardanti l’attuazione del Piano ambientale Ilva.
Si tratta di una richiesta sottoposta da Legambiente all’esame del Parlamento sin dal gennaio 2015, in sede di discussione del precedente decreto Ilva, poi più volte sollecitata, e che ha visto la luce dopo ben diciotto mesi. Ma dall’approvazione definitiva del decreto sono ormai passati altri tre mesi e non ci sono ancora notizie da cui dedurre quando le promesse si tramuteranno in realtà.
Da anni le donne e gli uomini di ARPA Puglia, come novelli Davide contro Golia, combattono a Taranto una battaglia impari contro l’inquinamento: attualmente nel Dipartimento di Taranto lavorano 52 dipendenti a tempo indeterminato, cui vanno aggiunti 11 persone con contratti a tempo determinato e 2 comandati.
La pianta organica di approvata dalla Regione Puglia prevede invece ben 110 dipendenti per il Dipartimento di Taranto, in base allo studio effettuato nel 2004 dalla società Pricewaterhouse Coopers valutando diversi parametri, dalla densità della popolazione alle sorgenti inquinanti.
Mancano all’appello, quindi, 58 persone tra ingegneri, chimici, biologi, geologi, fisici ed amministrativi: mancano cioè ben la metà delle persone e delle professionalità necessarie a tenere sotto controllo una delle più grandi aree industriali italiane, un territorio segnato da un drammatico disastro ambientale. Una mancanza grave che ha reso e rende tuttora estremamente problematico lo svolgimento di un’efficace attività di monitoraggio e controllo ambientale.
È evidente a tutti che l’emerito lavoro sviluppato dall’ARPA in questi anni, nonostante la perdurante scarsità di personale con cui ha dovuto fare i conti e che continua ad affliggerla, specialmente nella nostra realtà caratterizzata dalla massiccia presenza della grande industria, non può continuare a svolgersi nelle attuali assurde condizioni e che la necessità di monitorare le emissioni inquinanti dell’Ilva richiede, come l’ultimo decreto ha finalmente riconosciuto, un numero di addetti qualificati e, aggiungiamo noi, di risorse economiche, di gran lunga superiore a quello attualmente impiegato.
Il decimo decreto Ilva parla infatti di “assoluta esigenza di assicurare le necessarie attività di vigilanza, controllo e monitoraggio e gli eventuali accertamenti tecnici riguardanti l’attuazione del Piano Ambientale previsto per Ilva”. Per questo motivo assegna alla Regione, la possibilità di autorizzare l’ARPA a procedere ad assunzioni di personale e individua le risorse finanziarie da trasferire all’Agenzia Regionale per l’Ambiente fino al limite massimo di spesa di 2,5 milioni di euro per l’anno 2016 e 5 milioni di euro a decorrere dal 2017.
Per questo, a distanza di tre mesi dalla sua approvazione, chiediamo al dottor Bruno e al Presidente Emiliano di rendere noto a che punto siamo, di individuare e rimuovere eventuali ostacoli, di adoperarsi concretamente affinché si possa procedere nel più breve tempo possibile a tramutare la norma in persone in carne ed ossa, rendendo così meno improbo il lavoro affidato al Dipartimento ARPA di Taranto, e ponendo le premesse per un futuro efficace contrasto delle emissioni inquinanti nella territorio jonico. Non c’è tempo da perdere: i cittadini di Taranto che attendono segnali concreti, che trasformino le promesse in realtà, non se lo possono permettere.
LEGAMBIENTE TARANTO
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