ROMA – “La Corte europea dei diritti dell’uomo, all’esito di un esame preliminare sull’ammissibilità, ha comunicato al Governo italiano il ricorso promosso nell’interesse di oltre 200 cittadini residenti nella zona di Taranto, per i gravi pregiudizi causati alla vita e alla salute degli stessi dal persistente inquinamento prodotto dal complesso dell’ILVA” afferma l’avv. Prof. Anton Giulio Lana, Presidente dell’Unione forense per la tutela dei diritti umani e legale dei 207 ricorrenti, che hanno tutti contratto patologie a causa delle emissioni nocive provenienti dall’impianto siderurgico. In particolare, il gruppo di cittadini residenti di Taranto lamenta la violazione, da parte del governo italiano, degli obblighi di protezione della vita e della salute in relazione all’inquinamento prodotto dallo stabilimento dell’ILVA.
Sul punto, il Governo italiano è chiamato a dare conto, entro febbraio prossimo, della sua condotta gravemente lesiva del diritto dei ricorrenti alla salute e ad un ambiente salubre.
“Dopo la beffa dei vari decreti salva-ILVA, che hanno di volta in volta prorogato l’attività degli impianti dell’Ilva, in totale spregio all’ordinanza di sequestro senza facoltà d’uso dello stabilimento emanata nel 2012, arriva finalmente una notizia positiva per i cittadini tarantini, che chiedono a gran voce protezione dal giudice europeo”, aggiunge l’avv. Lana.
Anche gli avvocati tarantini Maria Immacolata Riso, Cosimo Portacci e Cristina Fischetti, che difendono in co-delega il folto gruppo di ricorrenti, condividono la battaglia contro lo Stato italiano per i danni provocati dall’impianto dell’ILVA ed esprimono grande soddisfazione per tale decisione.
“I giudici europei hanno altresì accettato la domanda di trattazione prioritaria del ricorso collettivo, che sarà dunque deciso in tempi brevi”, conclude il legale.
Dallo studio legale di Roma ci dicono che nelle prossime settimane dovrebbe svolgersi a Taranto una conferenza stampa per illustrare i dettagli del ricorso presentato prima della scorsa estate. E’ probabile che si arrivi ad un accorpamento con i due ricorsi contro l’Italia, sempre per i danni sanitari e ambientali prodotti dall’Ilva, già avviati nel 2013 e nel 2015 su iniziativa di Daniela Spera (Legamjonici) e Lina Ambrogi Melle (Ecologisti per Bonelli).
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