TARANTO – Resta ancora fermo alla fase delle questioni preliminari al dibattimento il processo sul presunto disastro ambientale provocato dall’Ilva dei Riva. Il nuovo rinvio disposto dalla Corte d’Assise di Taranto, presieduta dal giudice Michele Petrangelo, aggiorna il procedimento al 6 dicembre.
Questa mattina, nell’aula “Alessandrini” del Tribunale di Taranto, l’avvocato di Nicola Riva, Riva Fire e Riva Forni elettrici, Pasquale Annichiarico, riprendendo la vicenda dell’ex esperto della sezione agraria del Tribunale di Taranto, Alberto Cassetta, oggi parte civile nel procedimento, ha sollevato nuovamente la questione sulla necessità di spostare il processo. Secondo l’articolo 11 del codice di procedura penale infatti, se un magistrato dello stesso distretto è parte offesa nel processo, questo va spostato in altra sede.
Si chiama incompetenza funzionale. “Qui ci stiamo facendo giudicare dalle persone offese” aveva detto l’avvocato difensore di Archinà, Gian Domenico Caiazza, nella precedente udienza. A dare forza alla tesi della difesa però è il processo per il rogo di “Lido Silvana” che fu spostato a Potenza perché tra le parti lese figurava un magistrato in servizio a Taranto all’epoca dei fatti. Un precedente che potrebbe riservare sorprese per il prosieguo di questo processo nella città che ha subito e continua a subire i danni dei veleni della produzione dell’acciaio. Eventualità che i pubblici ministeri hanno rigettato insieme alle altre eccezioni presentate dalla difesa dei 47 imputati (44 persone fisiche e tre società), su cui la Corte d’Assise di Taranto è chiamata a pronunciarsi.
Al termine dell’udienza poi, la Procura di Taranto ha modificato il capo d’accusa contestato alle società Ilva, Riva Fire e Riva Forni Elettrici che rispondono ai sensi della legge 231 che disciplina la responsabilità amministrativa delle imprese. Secondo i pubblici ministeri Riva Fire “esercitava attività di controllo sull’Ilva attraverso il contratto di servizio tra Riva Fire e la stessa Ilva e il contratto con la tesoreria centralizzata. Circostanza – riporta l’Ansa – che per i Pm aveva determinato un’attività di gestione di Riva Fire nei confronti di Ilva. È stato modificato inoltre il capo d’imputazione per il danneggiamento degli immobili con un’aggiunta all’elenco dei cittadini che lamentavano danni alle proprie abitazioni”.
Su “Ambiente Svenduto” resta quindi l’ombra pesante del trasferimento a Potenza. Ma qual è il rischio di “trattenere” il processo a Taranto vista la “fondatezza giuridica” dell’eccezione? Il rischio è che si arrivi in Cassazione e la Corte emetta una sentenza di annullamento con rinvio, il che significa dover celebrare di nuovo l’intero processo. A quel punto una pluralità di ipotesi di reato contestati potrebbe andare in prescrizione, tra questi i delitti contro la pubblica amministrazione.
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