“L’UCPI (Unione delle Camere Penali Italiane) esprime la propria solidarietà nei confronti dei Colleghi del Collegio difensivo che, nel corso del processo per disastro ambientale in svolgimento davanti alla Corte di Assise di Taranto, hanno subito un durissimo ed inammissibile attacco, prima dalla sezione cittadina di ANM, e poi addirittura dalla sezione distrettuale pugliese”. E’ quanto si legge in una nota della giunta dell’UCPI.
“La grave responsabilità di quei difensori, agli occhi di ANM – si legge ancora – risiederebbe nell’avere sollevato eccezione di incompetenza funzionale dei giudici tarantini ex art. 11 c.p.p., documentando che decine di magistrati, i quali esercitano le loro funzioni nel distretto, vivono e sono proprietari di immobili nei medesimi quartieri, a volte nelle medesime strade, ove vivono decine di altri cittadini appena ammessi come parti civili per danno da esposizione ambientale e per la svalutazione ed il danneggiamento da polveri dei propri immobili.
Al fine della più efficace dimostrazione di tale eccezione, gli avvocati del Collegio hanno trasferito i dati anagrafici e catastali dei magistrati sulle mappe dei relativi quartieri, ingrandite su una serie di pannelli esibiti in discussione, insieme ai dati relativi alle parti civili ammesse per danno da esposizione.
Quegli stessi avvocati hanno per di più avuto l’accortezza di indicare gli indirizzi abitativi dei magistrati in questione in forma anonima, cioè rinviando poi il collegamento personale alla certificazione anagrafica depositata alla Corte. Nel corso della esposizione, uno dei difensori ha ritenuto di formulare nominativamente solo quattro esempi eclatanti, in quanto relativi a tre PP. MM. componenti il pool di accusa nel processo, e addirittura ad un giudice togato supplente di quella Corte di Assise.
Secondo ANM, i difensori avrebbero in questo modo illecitamente trattato dati sensibili e comunque personali asseritamente riservati, esponendo con ciò solo quei magistrati e le rispettive famiglie a possibili attentati criminali, in ragioni di delicate indagini delle quali essi sarebbero titolari, invocando pronunciamenti censori da parte di organismi istituzionali o associativi forensi, a cominciare dalle camere penali.
L’Unione delle Camere Penali Italiane interviene per denunciare la assoluta inopportunità di quei due pronunciamenti di Anm, formulati per di più in pendenza della riserva della Corte di Assise in ordine alla decisione sulla delicata eccezione che, come è noto, investe proprio i temi fondamentali della terzietà del giudice, della sua indispensabile indifferenza rispetto agli interessi in gioco nel processo, e rispetto soprattutto – come la Cassazione e la Corte Costituzionale hanno ripetutamente ribadito – alla garanzia che il giudice non solo sia imparziale, ma soprattutto appaia senza ombra di dubbio come tale.
Rileva, inoltre, nel merito come i dati relativi alla residenza anagrafica dei magistrati, non sono affatto dati sensibili, ma dati personali pubblici il cui trattamento è perfettamente lecito tanto più se finalizzato, come inequivocabilmente in questo caso, al pieno ed insindacabile esercizio del diritto di difesa, e come si tratti in particolare di informazioni agevolmente ricavabili dal sito del Ministero della Giustizia e poi da registri pubblici come quelli dell’anagrafe e del catasto.
Affermare, dunque, che l’esercizio di tale diritto, nelle corrette forme adottate dal Collegio difensivo, equivalga ad una esposizione dei magistrati tarantini ad attentati criminali finisce di fatto con il costituire una grave ed inammissibile interferenza dell’associazione nazionale magistrati sullo svolgimento di quel delicatissimo processo, di fronte al quale riteniamo necessario ribadire il sostegno più convinto a quegli avvocati difensori a tutela della libertà e dell’indipendenza della intangibile funzione difensiva che essi hanno correttamente esercitato”.
COSA AVEVA DETTO L’ANM? LEGGI QUI:
https://www.inchiostroverde.it/ilva-anm-il-legale-di-riva-diffonde-dati-sensibili-sui-magistrati/
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