“La fuga di gas avvenuta ieri mattina nell’acciaieria 1 dell’Ilva di Taranto ha evidenziato ancora una volta ciò che è da tempo palese: il gigante dell’acciaio è un’azienda pericolosa, in primo luogo per i propri lavoratori. Non solo ci troviamo di fronte ad una struttura obsoleta e decadente, che viene tenuta in vita dallo Stato nonostante il susseguirsi di gravissimi incidenti, alcuni dei quali mortali, ma oggi a non funzionare sarebbe stato anche il piano di evacuazione, con due operai rimasti bloccati nell’ascensore ed uno finito in infermeria. Il danno che si aggiunge alla beffa”, lo dice l’onorevole Vincenza Labriola capogruppo per il Gruppo Misto in commissione Trasporti della Camera dei Deputati.
“Roma prenda atto dell’evidenza dei fatti: di Ilva si muore, dentro come fuori dallo stabilimento – prosegue Labriola –. Solo un mese fa un operaio di 25 anni perse la vita mentre era al lavoro, a distanza di trenta giorni ancora lavoratori a rischio. Il tutto in un’azienda commissariata dallo Stato. Solo il superamento di Ilva e l’attuazione di un piano ambientalmente compatibile di rinascita economica per il tarantino potranno mutare una realtà ad oggi drammatica”.
Sull’episodio di ieri mattina, fonti aziendali affermano che erano in corso delle normali attività di bonifica programmate su una condotta di gas OG. L’emergenza sarebbe scattata perché un lavoratore si è presentato in infermeria a seguito di una presunta inalazione di gas. I controlli sulla persona avrebbero evidenziato l’assenza di intossicazione. I controlli fatti dai vigili del fuoco sul posto non avrebbero evidenziato nessuna situazione di pericolo per le persone. Il personale sarebbe stato evacuato solo per motivi precauzionali e, una volta accertati i fatti, l’attività sarebbe ripresa regolarmente.