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Mar Piccolo: il Comune concede l’area per il progetto sperimentale di bonifica

TARANTO – Ricordate il progetto dell’Enea “A New Life for Mar Piccolo”? Ne parlammo ampiamente nel febbraio del 2016 intervistando sia il dottor Gaetano Perrotta, responsabile del progetto (leggi qui), che il dottor Nicola Cardellicchio,  responsabile del Cnr di Taranto e partner del progetto insieme al Comune ionico (leggi qui).

“Il progetto, che sarà realizzato da un consorzio italiano guidato da ENEA e costituito da Enti pubblici, privati e Istituzioni locali – si leggeva in una nota poco pubblicizzata – ha l’ambizioso obiettivo di contribuire alla riqualificazione ambientale del mar Piccolo di Taranto e, in prospettiva, di altri bacini (aree portuali, lagune ecc.) con caratteristiche di inquinamento da metalli pesanti, Idrocarburi Policiclici Aromatici (IPA) e PoliCloroBifenili (PCB)”.

Il dottor Perrotta, da noi intervistato, spiegò che il Consorzio avrebbe eseguito “un’azione diretta di bonifica su una superficie di circa 3000 mq attraverso la progettazione e l’esercizio di un impianto pilota di depurazione, basato su microfiltrazione a membrana, che agirà sia sui sedimenti dei fondali sia sulle acque. L’area soggetta all’intervento sarà costantemente monitorata da un punto di vista chimico-fisico e biologico-molecolare, utilizzando apparati strumentali di ultima generazione”.

A distanza di otto mesi da quell’intervista, siamo venuti a conoscenza delle ultime novità in merito all’iter. Il 7 ottobre scorso, la Giunta comunale di Taranto – con apposita delibera – ha autorizzato l’Enea, beneficiaria e coordinatrice del progetto, per tutta la durata del progetto (la cui conclusione è prevista per il 30 giugno 2019) all’utilizzazione dell’area a terra, nell’ambito della concessione demaniale marittima dell’azienda Mancini Pietro Srl, sita in via delle Fornaci 16, e dello specchio acqueo a mare attiguo (primo seno del mar Piccolo, ndr). L’area in questione è stata scelta dall’Enea perché in possesso delle caratteristiche idonee all’installazione sia dell’impianto pilota di depurazione che dell’impianto fotovoltaico ad esso collegato. Quest’ultimo sarà posizionato “sul lastrico solare degli immobili esistenti nell’ambito dell’azienda Mancini”.

Nella relazione tecnica dell’Enea, da noi visionata, si spiega che i partner del progetto sono il Cnr di Taranto, il Comune, Genelab srl e Nova Consulting srl. «L’obiettivo generale – si legge – è la riqualificazione ambientale del mar Piccolo di Taranto attraverso un’azione diretta di bonifica di porzioni discrete contaminate dei fondali e delle acque, mediante la progettazione e messa in opera di un impianto pilota di depurazione. Si tratta di un approccio metodologico alternativo alle tradizionali tecniche d’intervento e di bonifica, basato sulla progettazione e messa in opera di un impianto pilota di depurazione che sfrutta la tecnologia della microfiltrazione. Questa da un lato garantirebbe un’elevata efficacia nella rimozione dei contaminanti sia dai fondali che dalle acque, dall’altro andrebbe ad agire in maniera non invasiva, senza alterare le delicate componenti biotiche che rendono l’ambiente naturale del bacino del mar Piccolo, unico nel suo genere».

Nella stessa relazione si dice che “l’impianto pilota di depurazione sarà alimentato da un impianto fotovoltaico avente una capacità di picco pari a 20kWp. L’impianto di depurazione sarà suddiviso in varie sezioni: una parte fissa, installata a terra su una piattaforma; una parte fissa (vasche), installata a mare, a ridosso della piattaforma; una parte mobile, anch’essa installata a mare, all’interno di una zona perimetrata.

La funzione della parte mobile (unità galleggiante spostabile nuovamente) è quella di spazzare l’area perimetrata procedendo alla risospensione controllata del sedimento e all’aspirazione, dopo opportuna decantazione della parte pesante del sedimento, dell’acqua contenente l’inquinante da rimuovere”.

Torniamo, a questo punto, alla delibera della giunta comunale dove viene specificato che la palancata metallica “da infiggere nel fondo marino, con la quale verrà delimitato lo specchio acqueo, potrà essere realizzata dopo aver svolto le procedure di cui alla legge regionale n. 11/2001 e alla legge regionale n. 18/2011 in materia di Valutazione di Impatto Ambientale”. Ed è proprio sugli aspetti ambientali legati al progetto che vogliamo concentrare la nostra attenzione.

Nella relazione tecnica si afferma che il metodo di bonifica mediate microfiltrazione è assolutamente non invasivo. Ma ci sovviene un interrogativo: come fa a non essere invasivo e a non alterare le delicate componenti biotiche del Mar Piccolo se si prevede di palancolare (delimitare con componenti strutturali infisse nel fondo fino ad una idonea profondità e connesse fra di loro a formare una parete verticale) l’area marina interessata dall’esperimento?
Inoltre si prevede di  “spazzare” l’area perimetrata procedendo alla risospensione controllata del sedimento e all’aspirazione, dopo opportuna decantazione della parte pesante del sedimento, dell’acqua contenente inquinante da rimuovere.Quindi verranno “spazzati” anche gli animali presenti sul fondo marino?
Non è spiegato come verranno limitati inevitabili impatti su animali sessili (come ad esempio il bivalve Pinna nobilis) o vagili (come i cavallucci marini). E poi, ci sarebbero altri quesiti da porre: l’inquinante concentrato sarà sottoposto ad operazioni di bio-remediation, ma quali? E se non dovesse essere biorimediato completamente, dove sarà smaltito? Ultima domanda: è una sperimentazione che riguarda una piccolissima porzione del primo seno, ma sarebbe possibile intervenire su tutto il mar Piccolo? Vi forniremo ulteriori dettagli dopo aver ricevuto le relative risposte. Lo dobbiamo all’ambiente marino e a chi, pur vivendo in quelle acque, non può dire la sua.
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