Lella Miccolis (Progeva): “Un’economia alternativa è possibile, anche nella provincia ionica”
«In Progeva non c’è un giorno in cui non pensiamo al futuro. Anzi, viviamo nel futuro». Questa frase contiene l’essenza di una storia lunga dieci anni. A pronunciarla è Lella Miccolis, amministratore unico di Progeva, società che gestisce un impianto per il trattamento della frazione organica della raccolta differenziata.
Nata a Laterza da un’intuizione della Miccolis e di Marino Mongelli (suo marito), la Progeva è oggi un’azienda in crescita, nonostante la crisi economica che attanaglia la provincia di Taranto e il resto del Paese. Un’esperienza sviluppatasi in piena autonomia, in un territorio che spesso ha intrecciato i suoi destini con l’Ilva rimanendone in qualche modo intrappolato. Questo rischio la Progeva non l’ha mai corso. Ha preferito investire con coraggio in un progetto di ampio respiro che crede nell’economia circolare.
La Miccolis proviene da Noci (Bari), cittadina nota per il piglio imprenditoriale dei suoi abitanti. Dopo la laurea in biologia, decide di iscriversi ad un corso sulla gestione integrata dei rifiuti organizzato dall’Ordine Nazionale dei Biologi e dell’Apab. «In quel periodo avvertivo l’esigenza di specializzarmi in qualcosa di strettamente legato all’attualità – racconta la Miccolis a Inchiostroverde.it – grazie a quel corso scoprii le potenzialità del compostaggio, una realtà che si era già affermata in Veneto e in Lombardia, ma che qui sembrava ancora avveniristica».
Puntare sul compostaggio – trattamento dell’umido derivante dalla raccolta differenziata – diventa in brevissimo tempo una sfida da vincere a livello locale. «In Puglia esistevano solo due esperienze simili ma legate al trattamento dei fanghi – ricorda la Miccolis – dopo aver girato la Lombardia e acquisito un buon bagaglio di informazioni, mi sentivo ancora più determinata a portare avanti l’idea. Per realizzarla, però, avevo bisogno di finanziamenti».
Provvidenziale è l’incontro nel 1999 con il futuro marito Marino Mongelli, perito chimico industriale di Alberobello, pronto a mettere in pratica le sue competenze imprenditoriali. Nasce, così, un’azione sinergica. Dopo aver presentato un progetto per la costruzione di un impianto di compostaggio, accedono ai fondi per l’imprenditoria giovanile. Al finanziamento pubblico si aggiunge il sostegno del Gruppo Finsea. L’avvio dell’impresa, però, non risulta agevole: dinieghi e porte chiuse trasformano la ricerca della sede in una via crucis.
Nessun comune, nel barese e nel tarantino, sembra interessato ad ospitare un impianto per il trattamento di rifiuti. Tutti tranne uno: quello di Laterza dove un giovane sindaco li accoglie a braccia aperte. Il cantiere parte dopo anni di attesa, al termine di un lungo iter autorizzativo. L’inaugurazione avviene il 23 settembre 2006, nel giorno di San Pio. Dieci anni dopo si festeggia l’anniversario con il pensiero già rivolto al futuro. A breve, infatti, Progeva sarà in grado di accogliere settantamila tonnellate di rifiuti organici all’anno, a fronte di una media regionale di duecentomila tonnellate.
«Non si tratta di un raddoppio ma di un significativo aumento della quantità di rifiuti da trattare e della capacità produttiva di fertilizzanti», precisa la Miccolis. I rifiuti provengono da più regioni – Basilicata, Campania, Marche, Molise, Abruzzo – ma è la Puglia a far la parte del leone da quando i suoi comuni sono diventati più virtuosi nella raccolta differenziata dell’umido.
«Dal trattamento dei rifiuti otteniamo un ottimo compost (misto e verde) che vendiamo alle aziende agricole sia in forma sfarinata che confezionato in sacchi – spiega l’imprenditrice – inoltre, con Fertileva (altra nostra azienda) produciamo tre linee di fertilizzanti che soddisfano varie esigenze: dal giardinaggio hobbistico all’agricoltura professionale». In sintonia con i nuovi orientamenti della PAC (Politica Agricola Comune), Progeva ha deciso di puntare su prodotti all’insegna dell’agrosostenibilità. La sua mission aziendale è reinserire nel ciclo vitale della natura le matrici organiche rinnovabili di tipo vegetale ed animale nel pieno rispetto dell’ambiente e delle normative che ne regolamentano la gestione. Il mercato di riferimento non ha confini e vede clienti sparsi in Italia, Europa ed Africa.
La sfida, non esente da rischi, è stata vinta. «Io non volevo fare l’imprenditrice a Milano ma nel mio territorio e sono felice di esserci riuscita dando un beneficio ai residenti – sottolinea la Miccolis – sono talmente innamorata della mia terra che non la cambierei con nessun altra al mondo, nonostante i problemi esistenti. Oggi abbiamo un’azienda in crescita e anche l’organico si sta rafforzando. All’inizio il personale era rappresentato essenzialmente da operai, ma col tempo sono aumentati anche gli impiegati e gli agenti di vendita. Sono felice di assumere le persone perché so cosa significa essere alla ricerca di un lavoro dignitoso. Il 23 settembre abbiamo festeggiato anche questo: il contributo dato all’occupazione locale».
Cosa riserverà il futuro? «Continueremo a investire su Laterza – annuncia l’amministratrice, – a fine maggio abbiamo acquistato un altro complesso industriale che trasformeremo in una nuova realtà produttiva». L’esperienza di Progeva è la dimostrazione che anche qui è possibile cimentarsi in un’economia alternativa alla monocultura dell’acciaio ottenendo buoni risultati. «I cittadini e i lavoratori della provincia di Taranto hanno bisogno di speranza e notizie positive – sottolinea la Miccolis – devono sapere che c’è uno spiraglio di luce oltre la morte industriale a cui stiamo assistendo».
Non si può parlare di trattamento dei rifiuti senza entrare nel merito della tutela ambientale. Quali garanzie fornisce Progeva su questo fronte? «Va detto, innanzitutto, che questo tipo di attività nasce solo se supera uno screening rigoroso – è la sua risposta – poi, dopo aver ottenuto le autorizzazioni, bisogna rispettare le prescrizioni e il piano di monitoraggio e controllo. Siamo ipercontrollati da tutti gli organi preposti: dall’Asl ad Arpa Puglia. In dieci anni di attività non abbiamo mai ricevuto una diffida. Tutti i finanziamenti pubblici intercettati negli anni sono stati investiti nell’innovazione e nel miglioramento delle performance ambientali». Infine, un cenno ad un altro traguardo raggiunto: «Il nostro impianto di compostaggio è l’unico, in Italia, ad avere una certificazione sulla carbon footprint (impronta di carbonio). E’ il nostro contributo alla lotta contro i cambiamenti climatici».