La chimica dei balconi. Peacelink presenta il dossier sulle polveri industriali

Il rosso e il nero, come nel gioco della roulette, il panno verde, il croupier che lancia la pallina e questa gira gira ancora, urta e rimbalza, poi rallenta e infine si ferma. Finisce su una delle caselle numerate di colore rosso o riempie lo spazio nero. Vince chi ha scelto il colore giusto. Come si fa a scegliere il colore giusto quando invece della roulette parliamo delle polveri inquinanti dell’Ilva? In realtà non c’è scelta, non esiste il colore giusto, in ogni caso si tratta di un gioco a perdere. Perde la salute, perde l’ambiente, perde il presente e soprattutto il futuro. Non si può scegliere il colore della polvere che si fermerà sui balconi delle case del quartiere Tamburi oppure quello delle polveri che si insinuerà e si depositerà nei polmoni dei tarantini. Quella che Peacelink definisce la “chimica dei balconi” varia a seconda della distanza dalla fabbrica.

Le polveri rosse si trovano nelle zone a ridosso dello stabilimento, come le scuole dove i bambini restano senza protezioni adeguate, trasportate dal vento dal parco minerali. Sono rosse perché il minerale di ferro ha un colore rosso ruggine. Le polveri nere invece finiscono in grande quantità sul quartiere Tamburi ma arrivano sugli altri quartieri della città, anche i più distanti. Sono attratte dalla calamita a differenza delle polveri rosse in quanto derivano dal processo produttivo dell’acciaio, modificando di conseguenza le caratteristiche fisico-chimiche. Le polveri nere contengono – sostiene Peacelink nel dossier presentato questa mattina proprio al quartiere Tamburi – diversi inquinanti molto tossici.

Le polveri nere non sono misurate dalle centraline dell’Arpa per il monitoraggio del Pm10 e del Pm2,5 (le cosiddette polveri sottili). Dal PM11 in su le polveri sospese – migliaia di tonnellate a Taranto – sfuggono ai controlli sull’inquinamento. Eppure – secondo Peacelink – sarebbero più tossiche. In sintesi: “Le polveri che noi non vediamo – spiega Alessandro Marescotti, presidente di Peacelink – sono quelle che vengono misurate dall’Arpa, le polveri che invece noi vediamo sono quelle che non vengono misurate dall’Arpa. Lo prevede la legge, ma Taranto è un sito specifico e quindi chiediamo che venga fatta una valutazione dell’impatto sanitario anche per le polveri dal Pm11 in su”. Non solo. “Chiediamo all’Arpa di sapere se i tarantini devono togliere queste polveri dai balconi senza precauzioni o se devono essere usati guanti speciali di nitrile, che non possono essere penetrati dalle sostanze inquinanti. Chiediamo infine al sindaco se queste polveri devono essere rimosse dai cittadini o da personale specializzato”.

Ieri mattina il ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti, presente a Taranto al convegno sulle bonifiche promosso dal commissario Vera Corbelli, ha parlato di Ilva e dei lavori che dovrebbero portare alla sua ambientalizzazione. “È solo propaganda – risponde Marescotti – perché i suoi tecnici dicono l’esatto contrario, l’Aia è ferma al palo”. I parchi minerali, ad esempio, sono ancora scoperti. “C’è un grosso problema: sotto i parchi minerali sono state trovate elevate concentrazioni di inquinanti che richiederebbero la bonifica del terreno e della falda prima della costruzione della copertura. E la bonifica costerebbe di più rispetto alla copertura”.

Nicola Sammali

Vicedirettore. Giornalista pubblicista e blogger. Ha conseguito la Laurea quinquennale in Scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Perugia nel 2005. Ha lavorato per "SegnoUrbano", "Radio Cittadella", "Telerama". Ha scritto per "Alchimie" (web magazine). Collabora con "Terra Ionica". Twitter: @NicSammali81 - E-mail: nicsamma81@gmail.com

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