Il rosso e il nero, come nel gioco della roulette, il panno verde, il croupier che lancia la pallina e questa gira gira ancora, urta e rimbalza, poi rallenta e infine si ferma. Finisce su una delle caselle numerate di colore rosso o riempie lo spazio nero. Vince chi ha scelto il colore giusto. Come si fa a scegliere il colore giusto quando invece della roulette parliamo delle polveri inquinanti dell’Ilva? In realtà non c’è scelta, non esiste il colore giusto, in ogni caso si tratta di un gioco a perdere. Perde la salute, perde l’ambiente, perde il presente e soprattutto il futuro. Non si può scegliere il colore della polvere che si fermerà sui balconi delle case del quartiere Tamburi oppure quello delle polveri che si insinuerà e si depositerà nei polmoni dei tarantini. Quella che Peacelink definisce la “chimica dei balconi” varia a seconda della distanza dalla fabbrica.
Le polveri rosse si trovano nelle zone a ridosso dello stabilimento, come le scuole dove i bambini restano senza protezioni adeguate, trasportate dal vento dal parco minerali. Sono rosse perché il minerale di ferro ha un colore rosso ruggine. Le polveri nere invece finiscono in grande quantità sul quartiere Tamburi ma arrivano sugli altri quartieri della città, anche i più distanti. Sono attratte dalla calamita a differenza delle polveri rosse in quanto derivano dal processo produttivo dell’acciaio, modificando di conseguenza le caratteristiche fisico-chimiche. Le polveri nere contengono – sostiene Peacelink nel dossier presentato questa mattina proprio al quartiere Tamburi – diversi inquinanti molto tossici.
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