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A Taranto eccesso di malattie renali per i maschi adulti

TARANTO – La situazione sanitaria tarantina è trattata da diversi studi presentati nei giorni scorsi alla Conference 2016 dell’International Society for Environmental Epidemiology (ISEE), il congresso mondiale degli epidemiologi giunti a Roma da tutti i continenti (leggi qui). Siccome  InchiostroVerde.it ama approfondire le notizie, soprattutto quando toccano da vicino la salute, oggi ci soffermiamo su uno studio riguardante la distribuzione spaziale nella malattia renale nel sito contaminato di Taranto.

Nell’introduzione dell’abstract presentato al congresso si spiega che “l’esposizione ambientale ai metalli pesanti, in particolare a cadmio, arsenico e piombo, è stata associata alle malattie renali”. Lo scopo dello studio era quello di investigare la comparsa della malattia renale nel sito contaminato italiano di Taranto, caratterizzato da un’area industriale che vede la presenza di vari impianti, compresa un’acciaieria importante come l’Ilva.

Metodi

Si tratta di uno studio ecologico esplorativo. I casi studiati riguardano soggetti che risiedono nel sito contaminato di Taranto con una prima diagnosi di dimissione ospedaliera (primaria o secondaria) per malattie renali negli anni compresi tra il 2006 e il 2010 (purtroppo i dati si fermano a sei anni fa, ndr). Sono stati esclusi i casi di malattia renale associata ad altri disturbi.

I tassi di dimissione ospedaliera per le malattie renali sono stati confrontati con quelli della popolazione regionale utilizzando il rapporto standardizzato di ospedalizzazione (SHR). Tutte le residenze dei soggetti al momento della diagnosi sono state poi sottoposte a geocoding e SHRS. Inoltre, sono state calcolate separatamente per zone ad alta e bassa esposizione basandosi sui dati di monitoraggio ambientale disponibili. Lo studio ha preso in considerazione i livelli di esposizione storici e la modellazione per gli attuali livelli di particolato fine (PM 2,5) e cadmio.

Risultati

I dati relativi alle malattie renali, rispetto alla popolazione regionale, hanno dimostrato un eccesso significativo del 17% nei maschi e dell’8% nelle femmine. L’SHRS ha mostrato un eccesso significativo del 28% nei maschi di età compresa tra i 20 e i 59 anni ed un eccesso non significativo del 25% nelle donne della stessa fascia di età, che al momento della diagnosi risultavano residenti in aree a maggiore esposizione.

Conclusione

L’eccesso di ospedalizzazione per malattie renali osservato nel sito contaminato di Taranto non interessa i bambini e gli adolescenti, ma per lo più i maschi adulti. Nessuna correlazione è stata trovata tra la residenza e l’attuale distribuzione spaziale di PM 2,5 e cadmio. Ciò suggerisce una componente occupazionale (operai a stretto contatto con gli inquinanti, ndr) e una correlazione con i modelli storici di inquinamento atmosferico.

Fin qui i contenuti dell’abstract che sintetizzano al massimo uno studio che va letto per intero e nei dettagli, nell’attesa di avere quanto prima dati più aggiornati e vicini alla realtà attuale.

Gli autori dello studio

Marta Benedetti, Dipartimento Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria, Istituto Superiore di Sanità, l’Italia, marta.benedetti@iss.it; Marco De Santis, Dipartimento Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria, Istituto Superiore di Sanità, l’Italia, marco.desantis@iss.it; Valerio Manno, Unità di Statistica, l’Istituto Superiore di Sanità, l’Italia, valerio.manno@iss.it; Sante Minerba, Taranto Unità Sanitaria Locale, epidemiologica e unità statistica, l’Italia, santeminerba@gmail.it; Antonella Mincuzzi, Taranto Unità Sanitaria Locale, epidemiologica e unità statistica, l’Italia, antonellamincuzzi@libero.it; Angela Morabito, Regione Puglia Environmental Protection Agency, l’Italia, a.morabito@arpa.puglia.it; Nicola Panocchia, Servizio Emodialisi, Dipartimento di Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Italia, npanocc@tin.it; Maria Eleonora Soggiu, Dipartimento Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria, Istituto Superiore di Sanità, l’Italia, mariaeleonora.soggiu@iss.it; Maurizio Bossola, Servizio Emodialisi, Dipartimento di Chirurgia, Università Cattolica del Sacro Cuore, l’Italia, maubosso@tin.it; Roberto Giua, Regione Puglia Environmental Protection Agency, l’Italia, r.giua@arpa.puglia.it; Simona Leogrande, Taranto Unità Sanitaria Locale, epidemiologica e unità statistica, l’Italia, simona.leogrande@libero.it; Alessandra Nocioni, Regione Puglia Environmental Protection Agency, l’Italia, a.nocioni@arpa.puglia.it; Susanna Conti, Unità di Statistica, l’Istituto Superiore di Sanità, l’Italia, susanna.conti@iss.it; Pietro Comba, Dipartimento Ambiente e Connessa Prevenzione Primaria, Istituto Superiore di Sanità, l’Italia, pietro.comba@iss.it.



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