I numeri sono positivi: quest’estate è andata meglio. In agosto nelle strutture ricettive del capoluogo si è registrato un incremento di almeno un 20% in più rispetto allo scorso anno. Negli alberghi tarantini a partire da fine luglio si è lavorato con una certa continuità, e non solo nel week end. Spesso, i pernottamenti si sono allungati sino a 4/5 notti: risultato in controtendenza rispetto al passato, che ha premiato sia quelle strutture che hanno puntato sul pacchetto (pernottamento in hotel più ingresso ed ombrellone al mare, o in alternativa tour culturali con guida), che la formula classica (camera e prima colazione).
“Taranto città” a quanto pare ha funzionato, lo confermano anche le guide di Confguide che hanno accompagnato i turisti, i ristoratori del Borgo e di Città Vecchia che soprattutto in agosto hanno lavorato molto bene con i turisti italiani e stranieri, ma lo hanno potuto constatare anche le attività commerciali che hanno sfidato la canicola agostana scegliendo di restare aperte.
I turisti – non solo Italiani , come ci hanno confermato gli albergatori, ma anche Francesi, Inglesi, Tedeschi- quest’anno, soprattutto in agosto, sono venuti a Taranto per fermarsi a Taranto, e non perché non hanno trovato disponibilità altrove, probabilmente in tal senso il taglio del nastro al nuovo Martà ha svolto un ruolo di richiamo decisivo. Si sono fermati per andare al mare e nel pomeriggio per visitare il Castello Aragonese, il Museo archeologico e poi Città Vecchia (che piace, ma lascia perplessi ed in alcuni casi sgomenti) e il Borgo per un po’ di shopping.
Tutto questo è accaduto praticamente senza che l’Amministrazione comunale di Taranto abbia speso un euro per promuovere l’immagine della città; tanto meno la Regione che nell’ultimo anno non solo ha dimezzato i finanziamenti del turismo (da 7 milioni nel 2015 a 3 ml nel 2016), ma ha addirittura bloccato l’attività di Pugliapromozione e cancellato gli Open Days. La tanto discussa campagna di promozione ‘Questa è Taranto’ è del 2013, da allora Taranto non ha beneficiato di alcuna programmazione speciale come più e più volte Confcommercio ha richiesto, a compensazione del danno di immagine recato alla città dalla vicenda Ilva. Dunque, nessuna medaglia per la politica che in queste ore si affanna a rivendicare meriti che francamente non le vanno ascritti.
Piuttosto sarebbe giusta un’ obiettiva analisi delle cose non fatte e di quelle da fare. Perché è vero che i turisti iniziano ad interessarsi a Taranto, ma è anche vero che i giudizi spesso non sono del tutto positivi: La città è bella, ma trascurata e sporca… I servizi pubblici sono carenti… Città Vecchia è buia e piena di spazzatura… I cassonetti dei rifiuti sono stracolmi … La città è sciatta… Ma, quanti abusivi… Queste le frasi ricorrenti lasciate sul foglio questionario degli ospiti delle strutture ricettive della città. L’abc non del turismo, ma del vivere civile.
Un’amministrazione che voglia valorizzare l’immagine turistica del proprio territorio dovrebbe svolgere un ruolo decisivo nella pianificazione degli eventi, delle iniziative culturali, del marketing turistico, del coordinamento dei servizi, ma soprattutto nella costruzione del prodotto turistico, dando per scontata l’offerta dei servizi essenziali: pulizia strade e raccolta rifiuti, illuminazione, lotta all’abusivismo, mobilità urbana, accesso alle aree pubbliche, informazioni al cittadino, decoro e cura degli spazi pubblici. Di tutto ciò Confcommercio avrebbe voluto parlare con l’Amministrazione in carica, ma da tempo ormai a domanda non vi è risposta, e francamente le speranze per i pochi mesi che restano alla fine del mandato non lasciano sperare in un cambio di rotta.
Nelle settimane scorse si è appreso della decisione del presidente della Regione, Michele Emiliano, di dar vita ad una legge speciale per il rilancio di Taranto. Naturalmente, la proposta non può che essere vista con favore, soprattutto se contribuirà a sostenere il ruolo di Taranto nelle strategie – e perché no, turistiche- di sviluppo regionale, e a porre le basi per investimenti alternativi all’acciaio, dotando il territorio di infrastrutture che aiutino la città a superare l’impasse economico, e a riprogrammare il proprio futuro puntando su mare, cultura ed innovazione.
Un processo di rilancio che renda protagonista la comunità locale nella costruzione di un nuovo modello di sviluppo economico che si auspica endogeno, e più radicato nel tessuto locale e nella sua naturale vocazione territoriale. Qualche migliaio di turisti che riscoprono Taranto, malgrado l’estemporaneità dell’offerta, sono solo un piccolo segnale positivo, ma non sono la risposta ad un futuro ancora tutto da costruire. Taranto oggi, malgrado la sua ‘grande bellezza’, non ha i requisiti per poter essere definita un prodotto turistico.
CONFCOMMERCIO TARANTO
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