Ilva, Taranto e l’approccio di Renzi sui temi ambientali
TARANTO – Conosciamo Renzi esclusivamente per come ci appare dalle interviste televisive o dai suoi discorsi pubblici fatti in varie occasioni. Poco o niente sappiamo delle sue intime e più vere convinzioni (e sensibilità) che vadano al di là di ciò che è evidenza istituzionale. Vorremmo comunque esprimere alcune nostre sensazioni sul rapporto apparentemente poco idilliaco tra Renzi e la difesa dell’ambiente e quindi tra lui e forze ambientaliste.
La descrizione che ci è giunta dell’incontro svoltosi tra il presidente del Consiglio e la dott.ssa Moschetti (medico Isde che da anni denuncia la relazione tra rischio sanitario e inquinamento) rende l’immagine di un dialogo svoltosi tra un umano e un extraterrestre. Da una parte c’era chi ribadiva il permanere di un rischio sanitario inaccettabile malgrado i previsti e non ancora ultimati interventi di ambientalizzazione, dall’altra chi sembrava ragionare esclusivamente in termini economici, di occupazione e leggi, non riuscendo assolutamente a cogliere quell’allarme sociale e sanitario che veniva lanciato.
Due persone a confronto che non parlavano la stessa lingua e per questo non c’era alcuna possibilità di capirsi. Gia da sindaco di Firenze, nel 2010, Renzi non si era mostrato convinto dell’utilità di bloccare il traffico delle auto diesel malgrado il gran numero di giorni di superamento dei limiti di PM10 (polveri sottili) misurate nel capoluogo toscano. Firenze, dalle misurazioni delle centraline ARPA risultava la città della Toscana più inquinata (leggi qui: http://firenze.repubblica.it/cronaca/2010/02/03/news/smog_inquinamento_record_a_firenze-2619951/).
Vi è poi la questione inceneritori. Su questi Renzi ha sempre espresso parere favorevole. Famosissimo è il video registrato in una TV locale toscana e disponibile su YouTube risalente al periodo in cui Renzi era presidente della Provincia di Firenze e nel quale attacca, in modo abbastanza aggressivo, l’oncologa Patrizia Gentilini, all’epoca presidente ISDE, difendendo la teoria secondo la quale i termovalorizzatori (modo diverso di chiamare gli inceneritori) non sarebbero per nulla responsabili dell’aumento di rischio sanitario e disconoscendo alcuni studi che invece mettevano in evidenza una relazione diretta tra incidenza di tumori e vicinanza agli inceneritori (https://m.youtube.com/watch?v=UP_34siiFGg).
Nel 2015, il decreto cosiddetto “sblocca Italia”, poi divenuto legge, prevedeva la costruzione di 12 nuovi inceneritori in 10 regioni italiane (alcuni di questi poi per fortuna bloccati dalle Regioni). Tutto ciò malgrado le proteste del mondo ambientalista che evidenziava come gli inceneritori fossero l’esatto opposto della raccolta differenziata che, se ben fatta, potrebbe portare al recupero e riutilizzo di una gran parte dei rifiuti (plastica, carta, legno, organico).
Clamorosa è, infine, stata la presa di posizione di Renzi sul referendum anti trivelle dello scorso 17 aprile per il quale invitava a non recarsi alle urne, favorendo così il mancato raggiungimento del quorum. Anche in questo caso, sembra che gli interessi economici e delle grandi compagnie petrolifere abbiano prevalso sul rischio ambientale. Cercare quindi il confronto con Renzi su questioni ambientali sembrerebbe del tutto inutile, non avendo, almeno così ci sembra, egli mai agito, nelle sue scelte di governo, in accordo con le richieste di chi è più attento a salute e territorio e meno di interessi economici.
Questa è l’impressione che viene dalla conoscenza, certamente superficiale e incompleta, del nostro presidente del Consiglio. Vorremmo tanto esserci sbagliati e saremmo lieti di ritrattare quanto scritto se mai Renzi dovesse smentirci, magari con un dodicesimo decreto, questa volta scritto con maggior rispetto di un territorio che continua a pagare un prezzo altissimo alla ragion di Stato.