Renzi a Taranto: la protesta degli zeroquarantotto

Erano zeroquarantotto questa mattina davanti al museo di Taranto ad aspettare sotto il sole bollente l’arrivo a tutta velocità del premier Renzi. In zeroquarantotto hanno atteso, hanno sudato, hanno urlato la rabbia che non si può contenere. Hanno stretto tra le mani gli striscioni, hanno consumato bottigliette d’acqua per non crollare vinti dal caldo asfissiante di fine luglio, hanno fatto sentire che c’erano ma che non erano disposti ad ascoltare altre menzogne.

Passavano i minuti che li separavano da Renzi, tenuti sempre a distanza da polizia, scudi e mezzi pesanti che chiudevano ogni varco. Qualche contatto, qualche spinta. Saliva la tensione ma era solo un attimo senza conseguenze. Zeroquarantotto cittadini faccia a faccia con i caschi blu. Dieci decreti e una città in ginocchio sono troppo per starsene a guardare, lasciandosi scivolare addosso le sofferenze che ogni zeroquarantotto porta dentro se stesso e che ogni famiglia deve affrontare e lenire.

Oggi erano tutti zeroquarantotto. Erano tutti quel codice che a Taranto purtroppo conoscono benissimo, perché rappresenta la malattia, perché qui ci si ammala e si muore a causa dei tumori più che altrove. La contestazione al capo del governo sta tutta e solo in quelle tre cifre: zeroquarantotto. Le ricorderà Renzi forse insieme a tutte le altre cifre citate nelle tappe della sua visita a Taranto, dal MarTa in poi. L’emergenza di questa città sta in quelle tre cifre ed è la stessa che negli stessi giorni del 2012 ha portato in piazza decine di migliaia di persone, perché era arrivato il momento di dire basta.

Dal giorno del sequestro degli impianti inquinanti dell’Ilva ad oggi, Taranto ha raccolto solo tante parole messe sapientemente in fila e poco più, mentre gli zeroquarantotto continuavano nel silenzio e nel dolore la loro battaglia quotidiana per continuare a vivere. Oggi era arrivato il momento per loro di ricordare al presidente del consiglio che dietro ogni cartello c’è una storia che doveva ascoltare, una storia di acciaio e minerale.

Poi arriva Renzi, atterrato a Grottaglie con i ministri Franceschini e Delrio. Sale di nuovo l’urlo di rabbia mentre la notizia passa di bocca in bocca. Ormai ci siamo. Sarà in quell’auto? Passerà di qui? Si fermerà? Ovviamente no, attraverserà una città bloccata per ore ed entrerà spedito nel museo archeologico per inaugurare gli allestimenti del secondo piano e parlare di cultura. A Taranto – ha detto – si può fare cultura e turismo ma si può continuare a produrre acciaio, le cose possono funzionare in questo modo.

Gli zeroquarantotto restano fuori e non possono partecipare, possono solo continuare a urlare la loro rabbia a distanza. Vola anche un sacchetto pieno di minerale verso il deputato tarantino del Pd Pelillo che arriva in Prefettura scortato dagli agenti, accompagnato dai cori che per ore sono stati scanditi in piazza Garibaldi. È in quel momento che si coglie pienamente lo strappo della città con i politici che la rappresentano. E tutto intorno è confusione, mentre Renzi continua a parlare e uno zeroquarantotto continua a sperare.

Nicola Sammali

Vicedirettore. Giornalista pubblicista e blogger. Ha conseguito la Laurea quinquennale in Scienze della Comunicazione all'Università degli studi di Perugia nel 2005. Ha lavorato per "SegnoUrbano", "Radio Cittadella", "Telerama". Ha scritto per "Alchimie" (web magazine). Collabora con "Terra Ionica". Twitter: @NicSammali81 - E-mail: nicsamma81@gmail.com

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