Taranto, l’allarme: è pericoloso il cordolo stradale di via Principe Amedeo
Com’è ormai noto in varie zone della città di Taranto, per meglio gestire il traffico e creare delle corsie esclusive per i bus, lungo diverse vie sono stati impiantati dei cordoli stradali. Uno in particolare, però, non ha soddisfatto le aspettative in termini di accessibilità cittadina, provocando il disappunto di artigiani e commercianti: si tratta di quello di Via Principe Amedeo.
In molti, infatti, lo ritengono pericoloso in quanto l’arteria cittadina in questione è troppo stretta per ospitare una corsia riservata ai mezzi pubblici in doppio senso di marcia. Basta l’incrocio fra un’ambulanza, un autobus, auto e semafori rossi, per far andare il traffico in tilt.
“Molti dei nostri iscritti lo ritengono, inoltre, pericoloso e dannoso per l’economia”, queste le parole del presidente di Casartigiani Taranto Domenica Annicchiarico. Ed ancora: “Perché è lesivo? Perché restringe fin troppo la carreggiata riservata alle auto e rende praticamente impossibile una normale e serena circolazione. Le nostre proposte? Parcheggi a cassonetto lungo tutta la via e dischi orari per assicurare il ricambio dei fruitori di quest’area.
“Di certo non vogliamo incentivare le doppie file e l’occupazione di corsie preferenziali che hanno sicuramente lo scopo di rendere il trasporto pubblico più veloce – afferma il coordinatore regionale dell’associazione artigiana, Stefano Castronuovo – ma chiediamo al Comune di valutare delle soluzioni alternative, come ad esempio le borchie, piccole dissuasori da impiantare sull’asfalto che, rispetto a queste barriere protettive, non solo sono esteticamente migliori, ma non diventano un pericolo per motociclisti e pedoni e, in particolar modo, non riducono la mobilità rendendola più difficoltosa, a sfavore tanto degli automobilisti quanto delle attività qui situate, già gravate da tante difficoltà e dal fatto che ormai via Principe Amedeo, purtroppo, è divenuta una strada abbandonata dove le saracinesche continuano ad abbassarsi”.