TARANTO – I grossi faldoni sistemati sui banchi degli avvocati difensori, sotto gli occhi della corte, lasciavano intendere che ci sarebbe stato un nuovo affondo per chiedere l’esclusione delle oltre mille parti civili dal processo per il presunto disastro ambientale provocato dall’Ilva di Taranto. I legali di Nicola Riva e delle tre società finite nel procedimento penale Ambiente Svenduto non hanno risparmiato nessuno nella prima delle tre udienze ravvicinate previste per questa settimana: dalle associazioni ai singoli cittadini, dai sindacati agli enti amministrativi.
Ogni posizione è stata analizzata e messa in discussione. Anche quella dei Liberi e Pensanti è stata bersagliata, ma per la procura di Taranto, nonostante il gup l’avesse in un primo momento esclusa, non ci sarebbero ostacoli di ammissibilità. Per il momento tutto è rinviato a domani. Mercoledì, poi, il presidente della corte d’Assise di Taranto, Michele Petrangelo, potrebbe avere tutti gli elementi a disposizione per arrivare a formulare l’ordinanza che chiuderebbe questa fase delicata. Con ogni probabilità il 5 settembre.
Oggi è stata anche la giornata del collegio delle parti civili e sono intervenuti i legali di Legambiente, della Regione Puglia e di Romandini. Nell’aula Alessandrini del tribunale di Taranto c’erano anche Vincenzo Fornaro, l’allevatore che ha pagato a caro prezzo l’inquinamento da pcb e diossine da parte del siderurgico e Fabio Matacchiera, presidente del Fondo Antidiossina.
«Gli avvocati dei Riva si stanno appellando ad ogni minimo dettaglio per ostacolare le costituzioni di parte civile. Tra gli imputati – ha spiegato Fornaro – ci sono persone che hanno causato danni enormi, non ultimo l’abbattimento dei capi di bestiame della nostra azienda e la cessazione della nostra attività. Hanno contestato anche questo danno chiedendo persino la nostra esclusione affermando che la sede adatta per richiedere il risarcimento è quella civile e non quella penale. Ma in aula omettono di dire che siamo stati individuati come parte offesa già in fase di indagine».
Sembra che si voglia far passare l’idea che consentire in maniera indiscriminata la costituzione di parte civile aprirebbe a più processi nello stesso processo, perché poi ognuno dovrebbe provare il danno subito.
Anche Matacchiera non ha dubbi: «La difesa degli imputati sta facendo di tutto per presentare delle eccezioni con l’intento di creare ostruzionismo e rallentare le fasi processuali». L’attacco alle associazioni ambientaliste, con il tentativo di escluderle dalle parti civili, sembra chiaro. Ma questo attacco va respinto, «perché le richieste sono avanzate da chi ha portato, in varia misura, un contributo alla causa. Se queste istanze saranno accolte – ha concluso Matacchiera – avremo almeno una soddisfazione morale perché non credo che ci sarà mai un riscontro economico per nessuno».
Il percorso è pieno di insidie e gli ostacoli si sprecano sulla strada di questo processo che forse solo a settembre entrerà nella fase più viva, quando sfileranno davanti al giudice tutti i nomi e i volti che per il momento restano ancora in secondo piano.
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