Mar Piccolo, i mitilicoltori abbandonati dalle istituzioni annunciano la mobilitazione

 

Riceviamo e pubblichiamo la nota stampa di Confcommercio Taranto su una vertenza che ci sta molto a cuore e che vede i mitilicoltori ionici abbandonati a se stessi da almeno quattro anni. Inoltre, vi invitiamo a leggere una nostra ricostruzione storica su ritardi e distrazioni che hanno caratterizzato la vicenda e reso inevitabile – il 22 luglio 2012 – il divieto di allevare mitili nel primo seno di mar Piccolo, altamente contaminato da pcb e diossine (leggi qui). Un epilogo amaro che ha visto l’intero comparto mitilicolo ionico sacrificato sull’altare di ben altri interessi economici.

Il comparto della mitilicoltura a Taranto, passati quattro anni dalla prima emanazione dell’ordinanza di divieto della utilizzazione dello specchio d’acqua del I seno del Mar Piccolo, principale e storico spazio di allevamento della Cozza Tarantina, continua a vivere in una situazione di totale incertezza attendendo l’adozione di interventi che consentano da un lato di affrontare l’emergenza, dall’altro di avviare politiche organiche di rilancio del settore.

Ciascuno per le proprie competenze, Regione Puglia, Comune di Taranto e Commissario per le bonifiche registrano ritardi inconcepibili, se non addirittura inadempienze. Ciò è quanto dichiarano i presidenti delle organizzazioni provinciali del settore – AGCI Pesca, CLAAI, Confcommercio, Lega Pesca, Unci Pesca (Emilio Palumbo, Riccardo Caracuta, Leonardo Giangrande, Cosimo Bisignano, Carla Macripò) – in una lettera inviata al presidente della Regione, Michele Emiliano e per conoscenza all’assessore al ramo, Leo Di Gioia.

Dalla Regione Puglia si attende ancora la pubblicazione del bando relativo alla erogazione dei contributi per la calamità naturale della scorsa estate, che provocò la moria di gran parte delle produzioni e del novellame. Il contributo è stato con grande attenzione e disponibilità deliberato nel gennaio scorso, ma si attende ancora l’avvio dei procedimenti che ne consentano l’utilizzo.

Era stato chiesto all’Assessorato al Lavoro di includere il settore della mitilicoltura tra i destinatari della cassa integrazione in deroga, ma purtroppo ciò non è avvenuto. Così come, non essendo stato possibile prevedere un G.A.C. (Gruppo di Azione Costiera) per Taranto, non si ha notizia dell’avvio di percorsi alternativi di sostegno al settore nella fase di riorganizzazione della filiera produttiva e di impostazione di una adeguata strategia di marketing, che si rende necessaria per recuperare il mercato perso.

L’assessore Di Gioia formulò l’ipotesi di programmare un intervento specifico di sostegno al settore mitilicolo, ma ad oggi non si sa se siano stati compiuti passi in avanti. Di qui la necessità di avviare una fase urgente di confronto per: 1) verificare il migliore utilizzo di strumenti di sostegno e di riqualificazione del personale “occupato”; 2) sostenere il settore; 3) costruire una diversa prospettiva per il futuro.

Poiché ad oggi, nonostante le buone intenzioni ed il formale impegno, non si è ancor avviata alcuna azione concreta per le bonifiche del Mar Piccolo, così come vi sono ritardi pesantissimi da parte del Puglia delegazione di Taranto-Brindisi Comune di Taranto (sulla approvazione del Piano delle Coste e su altri temi di particolare interesse) sarebbe auspicabile un momento di coordinamento che coinvolgesse i tre soggetti pubblici maggiormente interessati alla vicenda.

Tra l’altro è di qualche giorno fa la lettera che le cinque organizzazioni hanno inviato all’assessorato regionale e all’ASL – e per conoscenza al presidente della Regione, e al sindaco di Taranto- nella quale si chiede l’autorizzazione a spostare le produzioni mitilicole dal II al I seno del Mar Piccolo per evitare le conseguenze delle alte temperature (crisi anossiche) che negli anni precedenti hanno causato la moria del seme e la perdita del prodotto per l’anno successivo.

Il I seno è meno esposto all’effetto del surriscaldamento per la migliore circolazione delle correnti marine, pertanto tale operazione permetterebbe ai mitilicoltori di preservare la produzione. Ovviamente, superata la fase critica, il prodotto verrebbe nuovamente trasferito nel II seno in rispetto dell’ordinanza vigente dell’aprile 2015 che vieta il prelievo e la movimentazione del novellame del I seno. Questa ed altre questioni, come il mancato spostamento delle produzioni in uno spazio appositamente attrezzato in Mar Grande dalla società Infrataras, chiamano in causa l’Amministrazione comunale tra l’altro in grande ritardo sul Piano delle Coste, strumento necessario per accedere ai bandi FEAMP.

Concludendo molte buone parole, tanti buoni propositi, ma nella sostanza pochi fatti concreti tanto da parte della Regione quanto del Comune. Ad oggi purtroppo nessuno ha ritenuto di affrontare seriamente la questione della mitilicoltura tarantina, avendo a cuore non solo l’emergenza sanitaria e la giusta tutela della salute pubblica, ma anche la salvaguardia dei posti di lavoro e di una tradizione millenaria legata alle potenzialità di sviluppo economico di luoghi di incomparabile bellezza e di grande ricchezza. Il futuro di Taranto può e deve ripartire dal mare, ma nulla lascia intendere che vi sia la giusta consapevolezza e volontà politica. Nell’attesa che si concretizzi un’azione amministrativa concreta, la categoria annuncia lo stato di mobilitazione in difesa del proprio diritto alla sopravvivenza.

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