La Asl di Taranto risponde alla nota dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della Provincia di Taranto del 6 luglio scorso (leggi qui) per fornire delle delucidazioni in merito alle dichiarazioni rese in sede di audizione parlamentare sulla cessione del gruppo Ilva del 30 giugno.
“Per realizzare le necessarie valutazioni in merito alla reale esposizione della popolazione di Taranto agli inquinanti atmosferici di origine industriale e ai rischi associati per la salute della popolazione tarantina – si legge – questa ASL segue i dati di monitoraggio sulla qualità dell’aria nella città di Taranto forniti da ARPA Puglia, al fine di produrne un’adeguata chiave di lettura e di stabilire le attività da porre in essere in favore della popolazione.
Fatta questa premessa, è opportuno ribadire quanto emerso dalle suddette valutazioni, ovvero che dal mese di ottobre 2012 ad oggi, anche in relazione al rallentamento della produzione dello stabilimento siderurgico Ilva, si è assistito a una riduzione della concentrazione di polveri sottili e di Benzo(a)pirene, persino nelle aree adiacenti allo stabilimento industriale.
In linea con questi valori anche i dati diffusi da Legambiente nel 2015, che ha stilato una speciale classifica relativa alla presenza di polveri sottili nelle città italiane, in cui Taranto si colloca al 56° posto di 76 aree urbane, alle spalle di numerosi centri il cui contesto industriale è meno sviluppato rispetto a quello del capoluogo jonico.
Un livello medio di PM 10 inferiore ai 25 μg/m3, ovvero alla metà dei limiti fissati dalla legge, e livelli di Benzoapirene inferiori a 0,2 ng/m3, equivalenti a un quinto della soglia di sicurezza fissata dall’OMS, nonché livelli di Ossidi di azoto, Benzene e Monossido di Carbonio sempre conformi ai parametri del D. Lgs 155/2010 sono da tenere in considerazione se si vuole produrre una valutazione oggettiva dell’attuale contesto di inquinamento atmosferico che grava sulla città di Taranto.
Per quel che concerne i metalli come Pb, Cd, As e Ni deve essere considerato che questi elementi sono parte integrante del particolato in sospensione atmosferica, ovvero del PM10, e opportunamente questa ASL sta valutando approfonditamente gli effetti in termini di salute sulla popolazione tarantina. In tal senso sono stati avviati, infatti, numerosi progetti di biomonitoraggio in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità, per indagare la relazione tra l’assorbimento di questi elementi nei cittadini di Taranto e patologie come i disturbi dell’età evolutiva e l’endometriosi.
Il compito delle ASL è quello di tutelare la salute. Un ruolo complesso, che non può prescindere dalle opere di ambientalizzazione e di risanamento, ovvero bonifica del territorio. La popolazione della città di Taranto, e in particolare quella parte che risiede nei quartieri limitrofi alla zona industriale, a fronte della pregressa esposizione ad elevati livelli di inquinamento atmosferico, continua a rappresentare un gruppo ad alto rischio per lo sviluppo di patologie correlate all’inalazione di inquinanti industriali, e necessita di maggior tutela rispetto alla popolazione generale.
I dati diffusi nell’ultima pubblicazione del Registro Tumori della ASL Taranto (2006-2011) evidenziano la necessità di operare in difesa della salute della popolazione tarantina ancora per molti anni, considerando che le pregresse esposizioni determineranno i loro effetti a lungo termine sulla salute dei cittadini anche negli anni a venire. L’Azienda Sanitaria Locale di Taranto, attraverso l’attività di Sorveglianza epidemiologica ha contribuito a costituire la base dei principali studi epidemiologici descrittivi e analitici – come lo stesso Studio Sentieri- sul rapporto tra ambiente e salute nella città di Taranto, e provvede al loro necessario aggiornamento.
Le riflessioni esposte in sede di Commissione Parlamentare lo scorso 30 giugno avevano il principale intento di sollecitare un utile confronto che considerasse la portata eccezionale della situazione dell’area jonica. Per questa ragione la questione deve essere affrontata possibilmente con azione sinergica tra le agenzie sanitarie, ambientali e tra tutti gli attori che a vario titolo sono coinvolti nella ricerca di soluzioni condivise per la salvaguardia della salute della popolazione tarantina”.
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