Avviso pubblico per la gestione dei siti archeologici di Taranto: l’esperienza vale meno del sito internet?
TARANTO – Più di qualcuno ha già storto il naso nel leggere quanto contenuto nell’avviso pubblico del Comune, datato 29 giugno, riguardante la “Concessione della gestione dei siti archeologici della città di Taranto”. A quanto pare, la realizzazione di un sito internet conta di più dell’esperienza maturata sul campo. Ma procediamo con ordine.
I siti interessati dall’avviso pubblico sono undici: area di necropoli epoca greca di via Marche; tomba “degli atleti” di via Crispi; tomba a camera con porta dipinta di via Pio XII; tomba a quattro camere funerarie di via Polibio; ipogeo funerario e mura greche di Palazzo Delli Ponti (Città Vecchia); sito archeologico di Largo San Martino (Città Vecchia); tombe gemine di via Sardegna; tomba con porte lapidee di via Umbria; tomba a semicamera con nicchie di via Alto Adige; resti termali di viale Virgilio; e infine, la chiesa ipogea “Cripta del Redentore” di via Terni.
La concessione prevede l’affidamento dei seguenti servizi per la durata di cinque anni: sbigliettamento; produzione e vendita di cataloghi, sussidi catalografici; audiovisivi ed informatici; servizio di guida ai siti archeologici e agli ipogei. Tutte queste attività dovranno essere assicurate senza alcun costo a carico del Comune – già questo può ritenersi motivo di polemica – e saranno coordinate e dirette dalla Direzione Patrimonio. L’avviso è rivolto a società, associazioni/cooperative e singoli operatori attivi in campo culturale. A tal fine, i partecipanti dovranno documentare di possedere nel certificato di iscrizione alla Camera di Commercio lo svolgimento di attività in uno o più dei seguenti settori: beni archeologici; beni architettonici.
La scadenza per la presentazione delle domande di partecipazione è fissata per il prossimo 28 luglio. Come anticipato, lo svolgimento dei servizi non prevede alcun compenso da parte del Comune. Il soggetto affidatario, oltre ad incamerare i proventi derivanti dalla vendita dei cataloghi e degli altri supporti prima elencati, potrà incamerare una percentuale, fino ad un massimo del 20%, dei proventi derivanti dalla vendita dei biglietti per l’ingresso nei siti archeologici.
Va detto, innanzitutto, che i soggetti partecipanti dovranno presentate un progetto migliorativo teso al raggiungimento degli obiettivi che l’Amministrazione Comunale intende perseguire. Questi gli elementi essenziali indicati: realizzazione di un sito internet dedicato ai siti archeologici nonché pagine dedicate sui principali social network; programma delle iniziative-attività da realizzare; eventuale disponibilità alla realizzazione di un sistema di rilevazione oggettiva del numero di visitatori; esperienza maturata per attività analoghe; realizzazione di attività promozionale dei siti.
Il punteggio previsto per l’offerta tecnico-progettuale è pari ad un massimo di 80 punti. Fin qui tutto sembra normale. A suscitare perplessità in diversi operatori, oltre alla scarsa appetibilità dell’avviso sotto l’aspetto economico, è la distribuzione dei punti in base ai parametri indicati. «Ci viene da sorridere – si confidano – per la realizzazione del sito internet e della pagine social si arriva ad un massimo di 25 punti, mentre per l’esperienza maturata nella gestione di aree archeologiche non si va oltre i 10 punti. Vi sembra giusto? Praticamente, se si dovesse presentare una ditta, un’associazione o un singolo senza esperienza, perderebbe soltanto quei 10 punti. Gli basterà avvalersi di qualche archeologo per rispettare i requisiti richiesti. Ci pare assurdo».
Veniamo ai dettagli dei punti assegnati dal Comune: per la realizzazione del sito internet e delle pagine sui social network: max 25 punti; per il programma delle iniziative-attività da realizzare: max 10 punti; per l’eventuale disponibilità alla realizzazione di un sistema di rilevazione oggettiva del numero di visitatori (registro visitatori, sistema di biglietteria informatizzato): max 10 punti; per l’esperienza maturata (soggetti che abbiano maturato esperienza certificata da almeno due anni negli ultimi cinque anni nella gestione di aree archeologiche per conto di enti pubblici): max 5 punti per ogni anno per max 10 punti.
Insomma, secondo questo avviso, sarebbe più importante fare un bel progetto di sito internet che avere esperienza consolidata nel campo. «Altri bandi prevedono che possano partecipare solo realtà con esperienza maturata nel tempo – ci dicono gli stessi operatori – o quantomeno prevedono che queste realtà abbiano un punteggio decisamente più alto rispetto a chi si improvvisa gestore avendo, però, un bel progetto di sito internet».
Ma questa non è l’unica cosa che lascia perplessi. Sembra strano, infatti, che il Comune abbia optato per la realizzazione di due avvisi pubblici differenti (pubblicati nello stesso giorno): uno per la concessione degli ipogei siti in via Cava, nella Città Vecchia (con parametri simili per il punteggio), e uno per la concessione della gestione dei siti archeologici citati in questo articolo. A cosa è dovuta questa distinzione tra ipogei e siti archeologici? Perché le due gestioni non sono state accorpate? Domande che giriamo all’Amministrazione Comunale, nella speranza di ricevere risposte convincenti.
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