Non solo fusti radioattivi, ma filtri di Chernobyl: la bonifica della ex Cemerad entro il 2018
L’obiettivo da raggiungere entro marzo 2018 è il «rilascio incondizionato da ogni vincolo radiologico dell’area» ex Cemerad a Statte. La novità emersa dopo la rimozione dei sigilli al deposito che da più di quindici anni ospita 16.724 fusti contenenti rifiuti radioattivi (di cui 13.380 decaduti e 84 contenenti filtri contaminati dalle radiazioni Chernobyl), arriva in conferenza stampa dalle parole del “Commissario Straordinario” per le bonifiche di Taranto, Vera Corbelli. Fino a ieri, dunque, in quel deposito potevano accedere solo Arpa e Asl su autorizzazione della Procura della Repubblica del capoluogo ionico che, nel 2000, dispose il sequestro giudiziario. Il cimitero radioattivo alle porte di Taranto risulta ancora nella custodia giudiziaria del Comune di Statte, nella persona del nuovo sindaco Francesco Andrioli, subentrato dopo le ultime tornate elettorali ad Angelo Miccoli.
Lo stesso Miccoli a marzo di quest’anno, in occasione della visita al vecchio capannone della Commissione bicamerale d’inchiesta sul ciclo dei rifiuti, guidata dall’onorevole Alessandro Bratti, insieme alla Corbelli, parlò della «necessità di velocizzare» il trasferimento dei barili contaminati poiché «le pedane che li reggono possono avere dei cedimenti da un momento all’altro». Con la dispersione di un materiale di tale pericolosità le conseguenze sarebbero catastrofiche per la popolazione e l’intero territorio. «Condizioni precarie» della struttura confermate questa mattina in Prefettura dal commissario Corbelli ma che l’Ispra evidenziò già nel 2012, informando quindi l’Autorità di Protezione Civile e la Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti e su illeciti ambientali ad esse correlati.
«Abbiamo ipotizzato di portare via tutto entro luglio 2017» spiegò la Corbelli durante il sopralluogo dello scorso marzo (il primo è datato 11.02.2016, al quale seguì l’invio alla Presidenza del Consiglio, al Ministero dell’Ambiente e alla Commissione d’inchiesta sui rifiuti il Cronoprogramma Operativo, Tecnico ed Economico delle attività di bonifica), attraverso due fasi: «La prima riguarda la messa in sicurezza e il monitoraggio dell’area, in parte già avviato, e la verifica strutturale dell’edificio per evitare il rischio di crolli. La seconda riguarda la bonifica e la riqualificazione dell’area». I fondi stanziati per disinnescare questa bomba ecologica ammontano a 10 milioni di euro. «Le attività – ha spiegato la Corbelli – riguarderanno la movimentazione dei fusti e di ogni altro contenitore presente nell’area di intervento, la valutazione degli stessi in termini di integrità e contenimento, “dose” e “contaminazione” radiologica, la loro preparazione al trasporto su strada verso impianti autorizzati (ce ne sono 3 in tutt’Italia) per la successiva caratterizzazione puntuale, trattamento, condizionamento e messa a deposito (dei soli rifiuti verificati come radioattivi)».
Inoltre – ha continuato la Corbelli – con Prefetto e Forze di Polizia sono state definite le modalità per la «protezione fisica del sito». Il cronoprogramma di questo «percorso abbastanza complesso» – come l’ha definito il Prefetto di Taranto, Umberto Guidato – prevede l’ultimazione delle indagini propedeutiche entro fine luglio 2016; completamento progetto ed atti di gara per l’affidamento del servizio di rimozione, riconfezionamento colli, trasporto e conferimento dei rifiuti presso operatori autorizzati per agosto-settembre 2016; procedimento conferenza di servizi a settembre-ottobre 2016; espletamento procedure di gara a febbraio 2017, operazioni di rimozione, riconfezionamento colli, trasporto e conferimento dei rifiuti presso operatori autorizzati a ottobre-novembre 2017 e attività di caratterizzazione e bonifica del sito ai fini del rilascio privo da vincoli idrogeologici a marzo-aprile 2018. Tutto salvo imprevisti.
Nicola Sammali
Leggi anche la notizia sui citri di Mar Piccolo