TARANTO – Gli effetti dei cambiamenti climatici e del surriscaldamento globale sono ormai sotto gli occhi di tutti. Ancora più apprezzabili sono le trasformazioni che stanno avvenendo in mare, indotte dall’aumento della temperatura superficiale dell’acqua, e che stanno interessando purtroppo anche le nostre comunità marine.
Nel Mar Piccolo, in particolare, queste trasformazioni stanno avvenendo in modo molto rapido, probabilmente per le caratteristiche ambientali del piccolo mare di Taranto, un bacino chiuso circondato dalle terre emerse, a scarso ricambio idrico, con fondali poco profondi, purtroppo, molto inquinati e ricoperti da masse considerevoli di rifiuti plastici e non solo.
Da quando, nell’estate del 2015, sono state registrate temperature dell’acqua altissime che hanno superato i 30° C per periodi di tempo prolungati e che hanno provocato direttamente o indirettamente la morte di innumerevoli organismi marini e di buona parte dei mitili in allevamento, la comunità marina del Mar Piccolo ha subito delle modificazioni osservabili ancora oggi a distanza di un anno e documentate nel corso di censimenti visuali subacquei.
La comunità marina del Mar Piccolo sembra aver perso alcune sue componenti autoctone, acquistandone altre alloctone che stanno letteralmente invadendo il bacino. Sembra essere del tutto scomparsa un’importante specie endemica, il giglio di mare, Antedon mediterranea, che a maggio del 2015 era presente nel primo seno con una popolazione straordinaria di migliaia e migliaia di esemplari che popolavano le strutture sommerse degli impianti di mitilicoltura e dei moli, creando uno spettacolo meraviglioso.
Anche lo Spirografo, Sabella spallanzanii, un importante anellide filtratore autoctono è in diminuzione, mentre aumentano le popolazioni di due anellidi filtratori tropicali, due specie aliene giunte nei mari di Taranto grazie all’intenso traffico navale. Si tratta di specie appartenenti al genere Branchiomma, B. luctuosum presente già da tempo nel Mar Piccolo e B. bairdi di origine caraibica, nuovo arrivo che si è riprodotto in modo spaventoso generando una popolazione di un numero imprecisato di esemplari cresciuti su ogni substrato duro disponibile, vivente e non vivente.
In aumento anche il numero di molluschi tropicali, tra questi il grande nudibranchio alieno Melibe viridis osservabile ovunque a partire da pochi centimetri sotto la superficie del mare. Al posto delle lepri di mare nostrane sempre più comune è la Bursatella, Bursatella leachii, un lumacone proveniente dal Mar Rosso, e al posto delle ostriche autoctone sempre più comuni sono le ostriche perlifere, Pinctada radiata, anche questa specie tropicale recentemente introdotta nel mare tarantino e già ben adattata.
Altre specie aliene da tempo presenti nel Mar Piccolo come la spugna proveniente dalle coste atlantiche del Brasile, Paraleucilla magna, e varie specie di ascidie come la peruviana Polyandrocarpa zorritensis e la vistosa Distaplia bermudensis originaria delle Isole Bermuda, sono ormai parte integrante della comunità marina.
Insomma, sembrerebbe che alle specie nostrane si stiano sostituendo lentamente specie tropicali avvantaggiate dalle alte temperature dell’acqua del mare. Se questo dovesse essere vero, il Mar Piccolo verrà popolato sempre più da organismi alieni provenienti da mari lontanissimi e sempre meno da organismi autoctoni minacciati di scomparire.
Rossella Baldacconi, PhD in Scienze Ambientali
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