Preti e pedofilia: a Brindisi è esploso un vero e proprio “Caso Spotlight”

A Brindisi è esploso un vero e proprio “Caso Spotlight”: in meno di due anni 3 preti arrestati per pedofilia o pedopornografia, di cui due già condannati, il terzo prima indagato, e qualche giorno fa arrestato, ed un quarto indagato di cui non si conosce il nome. Nel maggio 2015 dopo l’arresto del primo prete, Peschiulli, scrivemmo al vescovo di Brindisi una lettera con la quale, sull’esempio di quanto fatto in altre diocesi, si proponeva l’istituzione di una commissione di indagine. Nessuna risposta.

Nel novembre successivo, dopo l’arresto del secondo prete ad Ostuni (già condannato nel 2000 per violenza sessuale) con l’accusa di detenzione di materiale pedopornografico, richiedemmo al vescovo Caliandro “se a fronte di certi comportamenti sia sufficiente l’allontanamento dal ministero pubblico dei presbiteri coinvolti o se, invece, nel dare segnali chiari e rigorosi di riprovazione, non sia giusto procedere, rapidamente, dopo le prescritte verifiche, alla sospensione da qualsiasi funzione pastorale e sacramentale in pubblico e in privato (“sospensione a divinis”), almeno fino a quando non risultasse l’innocenza degli accusati”.

A tale lettera il vescovo Caliandro così rispose, indirettamente, nel corso di una intervista a un quotidiano locale, il 1 dicembre 2015: “Ci sono alcuni laici che credono di essere più santi degli altri. Le persone di Chiesa, sono uomini umili che capiscono che deve essere garantita la dignità delle persone, la dignità dei bambini che non subiscano scandali e non conseguano ferite che possono fare male nella loro crescita”. Inoltre sosteneva “Nel caso poi il prete, all’esito del procedimento, viene condannato per pedofilia, interviene il Papa che riduce il prete allo stato laicale.” E ancora: “Non esiste (la commissione di inchiesta, ndr), esistono i giudici e l’autorità ecclesiastica nell’ordine canonico. A seguito della condanna civile, quella del diritto canonico appesantisce di più, perché toglie al prete la fiducia al suo servizio”.

Intervenivamo di nuovo per far osservare che le linee guida della CEI del 2014 stabilivano che “anche se non risulti in atto un procedimento penale nel diritto dello Stato (ricomprendendosi in esso anche la fase delle indagini preliminari), il Vescovo dovrà ugualmente procedere senza ritardo secondo quanto previsto al numero 1 delle presenti Linee Guida, ove abbia avuto notizia di possibili abusi, al giudizio di verosimiglianza e, se necessario, all’indagine previa e all’adozione degli opportuni provvedimenti cautelari” .

Del resto era il vescovo stesso a riconoscere la possibilità o urgenza di una iniziativa autonoma della chiesa solo qualche mese dopo, quando, a seguito della condanna di Peschiulli per pedofilia il 28 gennaio 2016, annunciava in un comunicato che ” il procedimento canonico a carico dell’ex parroco si era già chiuso lo scorso 3 dicembre 2015, data in cui la Santa Sede ha decretato la sua dimissione dallo stato clericale”.

Purtroppo la serie degli interventi della magistratura brindisina per reprimere reati di pedofilia non si doveva arrestare. Nel dicembre 2015 il parroco della parrocchia del quartiere Bozzano, Francesco Caramia, raggiunto da una informazione di garanzia e fatto oggetto di una perquisizione, si dimetteva “per motivi di salute”. A riguardo nessun comunicato e nessuna iniziativa conosciuta della curia. Qualche giorno fa la Procura di Brindisi, con l’avallo del GIP, ha deciso per l’arresto dello stesso prete dopo che la vittima ha denunciato gli abusi in un incidente probatorio.

La comunità ecclesiale e quella civile sono ferite e preoccupate davanti a tali fatti, ai quali non si può sommariamente rispondere con un’intervista concessa dal vescovo sulla stampa locale; si tratta di eventi e di problematiche che coinvolgono prima di tutto la chiesa diocesana nella sua totalità. Ci permettiamo pertanto di chiedere al nostro vescovo di favorire una diffusa e meditata attenzione ad una questione così grave in tutti gli organismi della chiesa diocesana, perché esca dal circuito del mugugno e del facile scandalismo, se ne individuino le cause ed i fattori favorenti e si ponga mano a coraggiosi correttivi in una prospettiva di corresponsabilità interna ed anche nei riguardi di tutta la società.

Maurizio Portaluri – Gruppo “Manifesto4ottobre”

 

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