Ilva, D’Alò (Fim Cisl): “Basta strumentalizzazioni”
Riceviamo e pubblichiamo una dichiarazione del segretario generale della Fim-Cisl di Taranto e Brindisi Valerio D’Alò.
Respingiamo con ogni forma di strumentalizzazione sulla questione Ilva. Salvaguardare salute, ambiente e lavoro è fondamentale per il rilancio del territorio tarantino. Ora che la fase finale della vendita inizia a concretizzarsi, si intensificano i messaggi, i pareri, i favorevoli, i contrari e una serie di pseudo esperti che sembrano (a parole) avere a cuore le sorti dei lavoratori dello stabilimento Ilva di Taranto.
Siamo ad un livello di ipocrisia, di una voglia di mettersi i mostra, che va oltre ogni limite di accettabilità: sarebbe il caso di chiedersi dov’erano, tutti questi signori, durante tutta questa lunga difficile fase? Durante questi otto anni di crisi e di salari decurtati. Ci accusano di non incontrare i lavoratori: niente di più falso, visto che le ultime assemblee sono partite già dalla scorsa settimana e – sembrerà strano a qualcuno – c’è il rischio di trovarsi un’ora non retribuita, perché il limite delle ore di assemblea le stabilisce il contratto, non l’entusiasmo facile.
Adesso, anche chi quella fabbrica non sa nemmeno dove stia, si lascia andare a ricette, previsioni date per certe su chi compra. E tutto, naturalmente, a scapito dei lavoratori. Come Fim Cisl continuiamo a testa alta a difendere Ambiente e Lavoro e se, in questa difficile “partita” – da molti giocata sulla pelle dei lavoratori – avranno la meglio i profeti di sventura, vorrà dire che avremo perso quella “scommessa” in cui crediamo da anni.
In merito ai paventati “4000 esuberi”, inoltre, ci sembra strano scoprire la preoccupazione da chi quella fabbrica la vuole chiusa e quindi con più di 11000 esuberi. Quelli non siamo e non saremo noi. E i lavoratori sanno bene chi chiamano quando sono in difficoltà. A noi è questo che interessa, al di là dei facili luoghi comuni fondati sulle critiche a prescindere, che gli stessi lavoratori possano avere sul sindacato.
Non escludiamo la mobilitazione nella maniera più assoluta, lo stiamo già facendo per il contratto, ma questa deve avere obiettivi e bersagli certi. Non faremo come chi vuole sfruttare la delusione dei lavoratori per le prossime amministrative o per andare a favore o contro un governo. Il decreto ha lati oscuri palesi, lo abbiamo detto, ma non è creando divisioni che risaneremo la città e rilanceranno l’occupazione.