Registro Tumori e decreto Ilva: un’equazione che non convince i medici di Taranto
Pubblichiamo una nota a firma del dottor Cosimo Nume, presidente dell’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Taranto.
Alcune considerazioni su due novità in tema di tutela del diritto alla salute in rapporto ai determinanti ambientali. Da un lato la recente pubblicazione dei dati del Registro Tumori, che evidenziano un ulteriore incremento delle patologie ambiente-correlate a Taranto e provincia, proiettando peraltro un’ombra inquietante sulle aspettative, tutt’altro che rassicuranti, per gli anni a venire.
Dall’altro, l’entrata in vigore del DL 96 del 9 giugno scorso, che sembrerebbe spostare in avanti di ben 18 mesi, al 31 dicembre 2019, il termine per l’adozione del piano di risanamento ambientale per gli eventuali acquirenti dell’ILVA, e introdurre incomprensibili deroghe all’esercizio dell’azione penale in caso di inadempienze.
Pur non volendo entrare nel merito tecnico del decreto, su cui non abbiamo competenza, stridente appare il contrasto fra un allarme opportunamente evidenziato dai colleghi del Registro Tumori e dalla Asl in merito alle ricadute in termini di salute degli insediamenti industriali e di trattamento dei rifiuti insistenti sul nostro territorio, e l’impianto almeno apparentemente dilatorio di un decreto che sembra più preoccupato dei destini di un’azienda, per quanto questo sia importante a garanzia dei livelli occupazionali, che non della salute dei cittadini di una città e di una provincia già duramente colpite da patologie da inquinamento ambientale.
A corollario di tutto questo, un’offerta sanitaria sul territorio che poggia al momento sostanzialmente sulle spalle di medici e altri operatori sanitari a fronte di un’inadeguatezza strutturale e di dotazioni strumentali e di organico che recenti provvedimenti regionali non solo non risolvono, ma addirittura potrebbero aggravare.
Bene ha fatto, a nostro avviso, il Presidente Emiliano ad esprimere, dall’alto della sua autorevolezza ed esperienza, pesanti riserve sul decreto legge; altrettanto impegno auspichiamo per scongiurare ulteriori penalizzazioni per la sanità tarantina, ed anzi un suo rilancio.
Non ci è sembrato invece di udire, ma potremmo sbagliarci, interventi da parte di politici e amministratori locali sulla drammaticità dei dati del Registro Tumori, né sul decreto. Noi invece crediamo sia questo il momento per dire di no alla ineluttabilità della cessione di un diritto fondamentale, per unire le forze e chiedere a gran voce la massima attenzione per i cittadini di un territorio che ha già dato tanto al progresso del Paese ricevendo in cambio il frutto amaro della sofferenza e dell’abbandono.
Se l’alternativa fra salute e lavoro non trova altro espediente che la reiterazione di decreti che non risolvono, e spesso aggravano o quanto meno prolungano nel tempo il necessario rilancio civile ed economico della nostra città, profondamente ferita nella sua dignità di comunità, il nostro dovere professionale non può che vederci schierati in difesa del diritto alla salute, nella prevenzione come nella cura, ad altri competendo la soluzione del nodo occupazionale.
Per questo auspichiamo un virtuoso concorso di quanti, ad ogni livello, hanno responsabilità nella pianificazione e adozione di interventi legislativi ed organizzativi, perché a questa comunità sia finalmente restituita una visione di futuro sostenibile sia in termini di economia di sistema, sia soprattutto nelle aspettative di qualità della vita.