TARANTO – Gli ultimi dati sulla sanità pubblica italiana, contenuti nella ricerca Censis-Rbm, presentata nei giorni scorsi al “Welfare Day” di Roma, fotografano una realtà agghiacciante: undici milioni di italiani hanno rinunciato a curarsi. Colpa dei costi alti delle prestazioni sanitarie e delle estenuanti liste d’attesa. E’ il sintomo più eclatante di una crisi che nega ai cittadini ciò che è davvero essenziale: la propria salute.
Il cittadino comune scopre ogni giorno quanto sia duro battersi per ottenere i diritti più elementari. La politica decisa a livello nazionale produce i suoi drammatici riflessi ovunque. Basta avere la sventura di passare una giornata al pronto soccorso del Santissima Annunziata di Taranto (come in altre strutture sul territorio nazionale) per rendersi conto di quanto sia logorante l’attesa di chi attende una visita o un esame in grado di fornire, quanto prima, delle rassicurazioni sulle proprie condizioni di salute. Il tutto nonostante la professionalità e la grande abnegazione del personale medico e sanitario, fiaccato dalla carenza di organico e da tagli che non danno tregua.
E l’estate in arrivo, con le sue consuete emergenze, ripropone e amplifica la gravità della situazione. La sanità pubblica ionica è in fermento. E’ di ieri, per fare un esempio, la diffida avanzata dai sindacati all’Asl “a non intraprendere alcuna modifica dell’organizzazione aziendale in assenza di informativa e di contrattazione sindacale aziendale”. Un messaggio che viene rivolto al direttore generale Stefano Rossi, alle Direzioni di Presidio ospedaliero della provincia e, per conoscenza, al presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Chiaro il riferimento alle notizie diffuse dalla stampa sulla decisione della Asl ionica di modificare il proprio assetto organizzativo prevedendo la chiusura di reparti ospedalieri e di strutture di pronto soccorso.
Ma cosa sta accadendo a Taranto? Com’è noto, il piano di riordino ospedaliero della Regione Puglia, bocciato dal governo, risulta congelato. Attingendo dal piano dell’emergenza sanitaria estiva, la direzione della Asl locale ha previsto la disattivazione dei pronto soccorso dell’ospedale San Marco di Grottaglie e del Moscati di Taranto. Questi verranno trasformati in punti di primo intervento. Si tratterà, pertanto, di ambulatori affidati al personale del 118 in grado di accogliere i pazienti e garantire il trasferimento (protetto) al Santissima Annunziata di Taranto. Per far fronte all’inevitabile impennata di lavoro al Santissima Annunziata, il personale medico e sanitario dei pronto soccorso di Grottaglie e del Moscati sarà dirottato nella struttura di via Bruno al fine di rafforzare l’organico.
Galante ammette che i miracoli non sono alla portata di nessuno in questa fase così critica, ma è convinto che la Regione possa fare di più. «E’ una questione di volontà – sottolinea il consigliere regionale di opposizione – per garantire i voli di Ryanair le risorse sono state trovate. Il consiglio regionale, infatti, ha approvato la delibera con cui riconosce il debito fuori bilancio di 12,6 milioni di euro». Ricordiamo ai nostri lettori che in quel modo, la Regione Puglia ha garantito la copertura degli investimenti fatti da Aeroporti di Puglia (Adp) nel 2015 per sostenere la campagna sull’incentivazione del turismo incoming dei voli della compagnia aerea irlandese. «Anche per la sanità si possono trovare fondi attingendo dagli sprechi – conclude Galante – lo ripeto: è soprattutto una questione di volontà».
Intanto, Cgil, Cisl e Uil regionali sono state convocate per il prossimo 16 giugno, alle ore 13, dal dott. Giovanni Gorgoni (direttore regionale del Dipartimento di salute della Puglia) per discutere di rete emergenza-urgenza. Questa la posizione espressa da Aldo Pugliese, segretario della Uil Puglia in una lettera a Gorgoni e al presidente della Regione Puglia Michele Emiliano: «Noi crediamo ancora all’importanza di questo incontro, che tuttavia avrebbe validità rispetto alle intenzioni della vigilia solo qualora ai direttori Asl, a partire da Taranto, venisse imposto di non assumere iniziative su quanto deve ancora essere discusso e, eventualmente, concordato».
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