In un colpo di spugna le rivendicazioni prefemministe condensate nel motto che aveva entusiasmato le folle “Io sono mia” di Franca Viola (la prima donna italiana a rifiutare il matrimonio riparatore, ndr) è stato lavato via, ma è stato lavato non solo con il sudore, piuttosto con il sangue, con la vita di Federica, di Sara, di Alessandra, di Genna e di tante altre ancora. Quante donne devono ancora morire perché il Governo si renda conto che le risorse economiche, i mezzi, le attività per contrastare la violenza sono insufficienti? Che è necessaria un’azione culturale di mobilitazione, che parta soprattutto dalle scuole.
Qui c’è da mettere in discussione il senso comune, è necessario non banalizzare il fenomeno o peggio ancora ridurlo ad un’invenzione mediatica. Siamo ad un delitto perpetrato ai danni delle donne ogni 3/4 giorni. E pensare che nei “salotti buoni” qualcuno ancora sghignazza quando si parla di violenza di genere. “Non esiste – afferma l’oratore di turno, o peggio ancora la moglie o l’amica, a cui basta le sia garantito l’obolo quotidiano – il femminismo è anacronistico, i club service femminili non servono… mi viene da ridere a parlare ancora di queste cose…”, conclude l’insensibile di turno.
Probabilmente non avrò ancora dismesso la casacca delle barricate, ma francamente, non voglio proprio appenderla al chiodo, e non voglio stare inerte di fronte ad un applauso fatto in chiesa, stimolato da un parroco becero ad un suicida autore di una strage famigliare. Non posso non considerare che dall’inizio dell’anno siamo quasi a quota 6o omicidi, di cui vittima è una donna. Non posso non considerare che solo il 10% delle donne denuncia il suo aguzzino.
Solo nel 2013 il Codice Penale, ha aggiunto come aggravante per i delitti contro la donna, “che l’assassino abbia avuto legami sentimentali con la vittima”, esclusivamente, in questo caso scattano pene più pesanti. Nel 2012 le vittime sono state 157, nel 2013 l’impennata, 179, si scende a 136 nel 2014 e a 125 nel 2015. Ma che facciamo? La decrescita deve essere a suon di delitti efferati? La violenza contro le donne è una priorità, un’emergenza che va affrontata a tutti i livelli.
Noi del Soroptimist Club di Taranto siamo in prima linea e oggi più che mai sappiamo che stiamo lavorando nella direzione giusta, anche con il service che con caparbietà, grazie alla lungimiranza della presidente nazionale Leila Picco, stiamo portando avanti, “Una stanza tutta per se”, l’Aula di ascolto protetta, presso la Caserma dei Carabinieri di Taranto, per le donne vittime di violenza. E da settembre il Club di Taranto svolgerà un’attività di consulenza e formazione nelle scuole per la violenza di genere.
Lettera aperta di Deborah Giorgi, presidente del Soroptimist International, Club di Taranto
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