Ilva, Liviano su ultimo decreto: “Taranto non può subire in silenzio”
“Con la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale del decreto legge n.98/2016 che all’articolo 1, comma 4, lettera b estende l’immunità penale, già prevista per i Commissari straordinari Ilva, per le condotte poste in essere in attuazione del Piano Ambientale, anche agli acquirenti ed affittuari dell’azienda siamo di fronte all’ennesimo schiaffo dato alla nostra città. Un fatto, questo, sul quale non si può nè vogliamo passare oltre”. Gianni Liviano, consigliere regionale e comunale, va dritto al cuore della questione e lo fa senza giri di parole. L’ultimo decreto, in ordine di tempo, giustificato per accelerare le procedure di cessione dello stabilimento siderurgico, non può passare sotto silenzio.
“La città – sottolinea Liviano – non può continuare a subire in silenzio. Anzi, è il caso che torni a far sentire la sua voce tornando, se è il caso, a manifestare in strada. È, questo, un invito che mi sento di rivolgere a tutti, associazioni e privati cittadini, ai genitori che lottano per il diritto ad una vita salubre dei propri figli. Torniamo – aggiunge Liviano – a far sentire forte il nostro no contro un decreto che non fa gli interessi della città e dei suoi cittadini ma che cerca, in maniera frettolosa, di liberarsi della patata bollente che ha tra le mani. Facciamo sentire noi la nostra voce e squarciamo il silenzio assordante che arriva da palazzo di Città il cui inquilino continua a tacere. Mi rivolgo – prosegue Liviano – ai miei colleghi consiglieri regionali tarantini perché si faccia fronte comune magari impegnando la giunta regionale e il suo presidente ad intraprendere iniziative energiche”.
Ma è l’intero impianto del decreto a non piacere al consigliere Liviano perché “continua a non risolvere il conflitto tra ambiente, salute e occupazione”, anzi in un certo qual modo sancisce che il diritto alla salute dei tarantini può ancora aspettare, dal momento che la scadenza dell'attuazione del piano di risanamento, ovvero delle prescrizioni Aia, sposta le lancette dell’orologio al 2019 mentre non si profila alcuna soluzione sotto l’aspetto produttivo e occupazionale”. Ragion per cui, conclude Liviano, “è più che mai opportuno tornare a farsi sentire con forza. Io ci sono”.