Tragedia di Taranto: nella giungla del Web un innocente accostato all’omicida
TARANTO – Immaginate di cliccare sul link di un articolo che parla di una tragedia familiare. Un uomo che prima uccide la moglie, poi il figlio e infine si suicida. Immaginate che al posto della foto dell’uomo in questione ci sia la vostra. Non siete un sosia dell’omicida e nemmeno un omonimo, eppure venite indicati come assassini sulla pagina di un sito internet gestito da persone sprovvedute e incompetenti, a cui bisognerebbe negare – a vita – l’accesso a qualsiasi mezzo di comunicazione.
E’ l’incredibile vicenda capitata ad un cittadino comune, Alessandro Liuzzi, che ha visto la sua immagine su alcuni siti internet che si spacciano per testate giornalistiche – senza averne i minimi requisiti professionali – e persino all’interno di un tg regionale. Dopo aver affrontato il comprensibile trauma iniziale, il signor Liuzzi (un gioielliere di Taranto) ha dovuto affidarsi ad un avvocato, Gianluca Mongelli, per tutelare se stesso e la propria immagine.
«Il signor Liuzzi – scrive l’avv. Mongelli in una nota – da questa mattina è vittima, suo malgrado, di un preoccupante ed incontrollato episodio di diffusione della propria immagine fotografica, incredibilmente associata all’autore del tremendo fatto di sangue che ha visto un padre di famiglia (Luigi Alfarano, ndr) uccidere la moglie ed il figlioletto di 4 anni, togliendosi, infine, la vita. Spiace, infatti, dover rilevare che la sua foto (tratta probabilmente dal web) è apparsa su alcuni siti di notizie e persino nell’ambito del telegiornale di una emittente televisiva regionale, quale raffigurazione dell’autore del tremendo delitto che ha particolarmente scosso l’opinione pubblica.
Ed invero, posto che il signor Alessandro Liuzzi, è ovviamente del tuo estraneo ai fatti, tali pubblicazioni appaiono intollerabili e altamente lesive dell’immagine e della privacy del suddetto. Stante la continua diffusione e condivisione (anche sui Social Network) della foto che raffigura il Liuzzi e non il reale autore del folle gesto, si invitano tutti gli organi di stampa e i siti di notizie on line, a verificare preventivamente la esatta identità dei soggetti che vengono raffigurati nelle foto (soprattutto in relazione a fatti di tale gravità e portata) diffidando dal persistere in tale erronea indicazione, con riserva di tutelare in ogni opportuna sede l’immagine ed il decoro di un cittadino del tutto estraneo all’episodio e sottoposto arbitrariamente ad una indesiderata esposizione mediatica altamente negativa”.
Fin qui le parole, del tutto condivisibili, dell’avv. Mongelli. Il nostro sito non si occupa di cronaca nera ma è molto sensibile al tema toccato da questa denuncia. Un episodio del genere potrebbe capitare ad ognuno di noi. Eppure, sarebbe bastato davvero poco per evitare al signor Liuzzi questa assurda disavventura. Sarebbe bastato avere un minimo di professionalità: accertarsi della vera identità dell’uomo rappresentato in quella immagine e, comunque, correre immediatamente ai ripari dopo aver ricevuto le prime segnalazioni relative all’intollerabile scambio di persona. E invece, quella foto è rimasta per lunghissime ore alla mercé di tutti e forse, in qualche sito, lo è tuttora.
La totale inadeguatezza di chi gestisce determinati (e presunti) siti di informazione non danneggia solo la categoria dei giornalisti e i siti seri e professionali, ma rappresenta un pericolo per l’intera collettività. Il Web non può restare un’immensa prateria priva di controllo e tutele, dove chiunque può improvvisarsi giornalista senza conoscere le regole più elementari della professione e la sua deontologia. Bisogna porre un argine a questa imperante smania di strappare click senza accertarsi delle fonti e senza controllare il materiale in fase di pubblicazione. Senza dimenticare il “copia e incolla” selvaggio e privo di scrupoli. In questa giungla perdiamo tutti. E ci rimettono anche persone del tutto innocenti come il signor Liuzzi.