Diossina e animali al pascolo, i quesiti di PeaceLink alla Asl di Taranto

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TARANTOIeri abbiamo pubblicato la nota stampa del Dipartimento di Prevenzione della Asl di Taranto in merito ad una denuncia dell’associazione ambientalista PeaceLink (leggi qui). Nel comunicato si smentiva la presenza di un pascolo abusivo in una zona vietata a causa del rischio diossina. Oggi pubblichiamo la replica di PeaceLink.

“La ASL ha risposto al nostro comunicato in cui condividevamo una foto scattata fra Taranto e Massafra accompagnata dal seguente commento: “Si possono notare animali al pascolo in un’area che dovrebbe essere interdetta per via della contaminazione da diossina”.
La ASL risponde che  “le pecore oggetto della segnalazione e ritratte in una fotografia sono al pascolo, sullo sfalcio del foraggio” e specifica che questo non è vietato dall’articolo 2, dell’Ordinanza Regionale del 23 febbraio 2010, n°176, “che stabilisce – annota ancora la ASL – il divieto di pascolo nei terreni non aventi destinazione agricola ricadenti entro un raggio di non meno di 20 chilometri attorno all’area industriale di Taranto”. Si tratterebbe per la ASL di “terreni coltivati in possesso dei requisiti, strutturali funzionali e documentali previsti dalla normativa vigente in materia”.

Ne prendiamo atto.Sappiamo bene che non tutto il territorio rientrante nel raggio di 20 chilometri è interdetto al pascolo.  Il divieto è nato in quanto la diossina ha la terribile caratteristica di legarsi per anni e anni alla sostanza organica presente sul terreno e di essere brucata dagli animali. Va detto che i terreni dissodati e rivoltati riducono il rischio diossina per via del rimescolamentodella terra. Questa pratica agricola tuttavia non fa “evaporare” la diossina, ma ottiene semplicemente l’effetto immediato di spostarla negli strati più profondi, diluendola. Questa pratica che dà immediati vantaggi tuttavia fa durare un secolo anziché un decennio. Per questa ragione non è sostitutiva della bonifica vera e propria dei terreni, ossia dell’asportazione dello strato contaminato. Vorremmo fare a questo punto alcune osservazioni con spirito assolutamente costruttivo.

Poniamo le seguenti domande: come si fa a riconoscere un’area di pascolo interdetta da una non interdetta se non vi sono cartelli?  Il sindaco di Taranto, ad esempio, ha dato ufficiale comunicazione dell’ordinanza sul divieto di pascolo?

Mentre giungeva alla stampa la smentita della ASL a noi arrivava contemporaneamente la segnalazione che a Massafra il Comitato No raddoppio per una Corretta gestione dei rifiuti di Massafra aveva inoltrato ripetute lamentele e segnalazioni alle autorità per la mancanza di sorveglianza nei terreni potenzialmente interdetti al pascolo, nonché di cartelli che indichino tale divieto.  Evidentemente siamo intervenuti a sollevare un reale problema di informazione e di sorveglianza che non può essere archiviato con una smentita di circostanza.Ma soprattutto vogliamo chiedere alla ASL dove avviene la macellazione della carne degli animali al pascolo in aree che ricadono nei 20 chilometri previsti dalla legge. In quei macelli la carne viene controllata per verificare la presenza di diossina? Come è noto agli esperti la presenza di diossina nella carne è in concentrazioni molto più elevate rispetto al latte, ma spesso si preferisce fare il controllo sul latte anziché sulla carne.

Infatti quando sono stati compiuti i controlli sul latte delle pecore e delle capre, i superamenti dei limiti per la diossina si riscontrava nel 17 per cento dei campioni. Quando si è passati ad analizzare la carne gli “sforamenti” per diossina sono saliti all’83 per cento. Questa è la ragione che ci ha spinto fin dal 2009 a chiedere controlli prioritari delle carni nei macelli.
E questa è la ragione per cui ritorniamo a chiedere controlli sulla carne che proviene da Taranto.

Quei controlli nei macelli li chiediamo dal 2009 ma non sono stati mai attuati durante la presidenza Vendola. Nel luglio 2009 il Dipartimento di Prevenzione della ASL di Taranto il Dipartimento di prevenzione della Asl di Taranto aveva dichiarato l’avvio di una vigilanza sui macelli baresi dove viene macellata la carne tarantina. Il dottor Michele Conversano aveva pubblicamente annunciato una sorta di “coordinamento” fra il Dipartimento di Prevenzione di Taranto e quello di Bari. Ma tutto questo non ha avuto un seguito, nonostante le nostre ripetute sollecitazioni e le dichiarazioni di buona volontà della ASL. Cosa si è inceppato?

Solo controllando la carne potremo dire se gli animali che pascolano attorno a Taranto lo fanno garantendoci la sicurezza alimentare oppure no. Da anni viviamo nel dubbio in quanto nei macelli non ci risultano attualmente controlli sistematici per verificare la presenza di diossina nella carne proveniente da Taranto, carne che chiunque potrebbe consumare. Attendiamo una smentita anche su questo. Ci piacerebbe enormemente piacere essere smentiti e constatare l’attuazione della nostra richiesta avanzata ben sette anni fa. Una legittima richiesta arenatasi per ragioni tutte da capire.

Alessandro Marescotti, presidente di PeaceLink

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