Falda contaminata in zona Pasquinelli: arriva l’ordinanza del sindaco di Taranto

TARANTO – Falda contaminata da Pcb e piombo nell’area Pasquinelli (Amiu).  Il 4 aprile scorso, avevamo pubblicato per primi una notizia che aveva suscitato grande interesse e preoccupazione da parte dei nostri lettori (leggi qui). Della grave compromissione della falda acquifera in quella zona (come in altre) del territorio compreso tra Taranto e Statte, c’era evidente traccia nel verbale della Conferenza di Servizi (decisoria e istruttoria) convocata lo scorso 16 marzo al ministero dell’Ambiente. Pagine succose e interessanti che toccavano Ilva, discarica Italcave, area Pip di Statte, mar Piccolo, Autorità Portuale e anche Amiu. Ed è proprio dell’Amiu e del settimo punto del verbale, pubblicato a pagina 8, che ci eravamo occupati con particolare attenzione.

Quel punto, infatti, riguardava l’esito della caratterizzazione e l’analisi di rischio sanitaria e ambientale dell’area Paquinelli, sito dove vengono svolte attività di raccolta, selezione e stoccaggio dei materiali provenienti dalla raccolta differenziata. Tali informazioni erano state trasmesse dall’Amiu il 28 gennaio 2016 con nota di protocollo 1029 ed acquisite dal ministero dell’Ambiente l’11 febbraio scorso. Poi, si faceva riferimento alla validazione dei risultati dei campioni di terreno, top soil e acque sotterranee relative alla caratterizzazione dell’area Paquinelli, trasmessa da Arpa il 19 novembre 2015 e acquisita dal ministero il 20 novembre 2015.

I RISULTATI DEL PIANO DI CARATTERIZZAZIONE – Per quanto riguarda i terreni, i risultati della caratterizzazione avevano evidenziato valori conformi rispetto alla legge. Le brutte notizie, però, arrivavano dalle acque sotterranee dove erano stati evidenziati superamenti di Csc (concentrazione soglia di contaminazione) per il parametro PCB in ben quattro piezometri denominati S7, PZ1, PZ2 e PZ3. Si trattava di indagini di caratterizzazione validate da Arpa Puglia che avevano pure evidenziato per il parametro Piombo un superamento dello stesso Csc nelle acque di falda non riscontrato dalla parte (Amiu, ndr).

Nel verbale, si affermava che  “il rischio cancerogeno e non cancerogeno dovuto all’ingestione di acqua di falda non è accettabile”. Idem per gli aspetti ambientali: “Il rischio associato a PCB e Piombo risulta non accettabile”. Per quanto riguardava, invece, gli aspetti sanitari il rischio cancerogeno e non cancerogeno di inalazione di vapori indoor e outdoor della falda risultava accettabile.

La Conferenza dei Servizi aveva chiesto alla società (Amiu) di avviare un monitoraggio della falda concordandone con Arpa Puglia le modalità esecutive al fine di verificare il mantenimento nel tempo delle condizioni di assenza di rischi sanitari per i fruitori dell’area. Inoltre, aveva chiesto alla Provincia di Taranto di dare corso, avvalendosi di Arpa Puglia, alle indagini tecniche e amministrative necessarie per identificare i responsabili della contaminazione riscontrata nelle acque di falda.

L’ORDINANZA DEL SINDACO DI TARANTO

Dal sito di “Taranto Buona Sera”, si apprendono gli ultimi sviluppi della vicenda. Il sindaco Ezio Stefàno ha firmato un’ordinanza per vietare l’utilizzo delle acque di falda, a qualsiasi titolo, prelevate dai pozzi ricadenti nella perimetrazione interessata dalla contaminazione. Dalla lettura dell’ordinanza datata 25 maggio 2016 – pubblicata sull’Albo Pretorio on line dell’ente e da noi consultata – emerge che il Comune di Taranto aveva convocato, lo scorso 21 marzo, uno specifico incontro tecnico sulle acque di falda del territorio comunale, al fine di valutare la possibilità di emettere, in via precauzionale, un provvedimento di natura sanitaria.  In seguito, il ministero dell’Ambiente aveva trasmesso il «decreto direttoriale di adozione delle determinazioni conclusive della conferenza di servizi decisiona relativa al Sin Taranto nella quale è stata ritenuta approvabile l’analisi di rischio e concluso il procedimento per i suoli e per le acque di falda».

«Come emerso durante gli incontri tecnici», il sindaco di Taranto ha ritenuto opportuno emettere «un apposito provvedimento sindacale per adottare misure precauzionali a tutela della salute pubblica e della sanità animale – si legge nell’ordinanza – limitatamente all’area perimetrata in sede di incontro tecnico, in attesa di acquisire quale ulteriore approfondimento lo studio e le analisi sulle acque sotterranee profonde, in corso di predisposizione da parte del commissario straordinario per gli interventi di bonifica, ambientalizzazione e riqualificazione di Taranto». Per utilizzare quell’acqua gli interessati dovranno presentare istanza alla Direzione Ambiente del Comune, all’Asl, all’Arpa ed al Dap Taranto, corredata dalla documentazione riguardante: l’ubicazione del pozzo; tipologia di utilizzo; analisi qualitative.

UN PROBLEMA CHE VIENE DA LONTANO

I risultati della caratterizzazione dell’area Pasquinelli non ci avevano sorpreso. La contaminazione della falda (e di conseguenza del primo seno di mar Piccolo) è nota da tempo. Man mano che si effettueranno ulteriori indagini in quella zona, lungo la strada che congiunge Taranto a Statte, ne avremo ulteriore conferma. E’ noto da tempo che la presenza di elevate concentrazioni di Pcb è legata essenzialmente all’uso, in anni passati, dei trasformatori contenenti Pcb.

Basti pensare che negli anni Ottanta l’Ilva possedeva ben 2.000 trasformatori di grandi dimensioni che ha dovuto smaltire nel tempo per ottemperare alla normativa che ne imponeva lo smaltimento. Un censimento condotto da Arpa Puglia nel 1992 faceva emergere il possesso da parte del siderurgico di ancora 900 trasformatori. Tra l’altro, la gestione dello smaltimento vedeva coinvolta l’ex Matra (leggi qui).

Nel considerare la contaminazione della falda, comunque, vanno considerate diverse sorgenti: dall’area Pip di Statte alla varie discariche presenti in zona, come quella usata dal siderurgico su un terreno poi occupato dalla San Marco Metalmeccanica. Vicenda di cui ci siamo ampiamente occupati insieme al collega Gianmario Leone (all’epoca collaboratore del TarantoOggi). In quell’area, è stata accertata la presenza di una cava colmata, nel periodo tra il 1972 e il 1995, anche da materiale contenente Pcb.

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