La Taranto lagnosa sta perdendo colpi. Non ha più l’appeal di un tempo. Ce ne rendiamo conto, giorno dopo giorno, gestendo il nostro sito. Nato cinque anni fa per denunciare ciò che non funziona – dalle emergenze ambientali a quelle sanitarie – Inchiostroverde.it ha cominciato a cambiare pelle e ad adattarsi al cambiamento in atto in una parte (speriamo non troppo minoritaria) della comunità ionica.
Non stiamo parlando di una rivoluzione culturale, politica e sociale, di cui si intravedono ben pochi bagliori. Ci riferiamo, in realtà, ad un’inversione di tendenza, almeno nei gusti dei nostri utenti. Anche loro, come noi, si sono probabilmente stancati di raccontare e apprendere solo brutte notizie che mettono in cattiva luce la realtà in cui vivono. E’ come se avvertissero un insaziabile e forse inedito bisogno di positività. A confermare il trend è proprio il traffico di utenti in entrata nel nostro sito.
Ad essere premiate sono – sempre più – le notizie che infondono speranza, che lasciano presagire una riscossa, che fanno annusare una novità. Non è un caso, infatti, che in migliaia si siano fiondati sulla notizia che annunciava la nascita a Taranto di un Ecomuseo, un progetto che vede insieme il WWF ed altri soggetti (locali e non), uniti dalla voglia di rendere ancora più accogliente, ricettiva e ricca di iniziative quella meravigliosa area che comprende l’oasi “La Vela” e il secondo seno di mar Piccolo (leggi qui).
Un sogno ad occhi aperti che prende forma grazie alla volontà di chi davvero punta a valorizzare le potenzialità del territorio invece di ostinarsi a denigrarlo. Una pratica diffusa, quest’ultima, che avvelena la mente e il cuore di una consistente fetta di popolazione. E non stupisce, nemmeno, il riscontro ottenuto da un altro articolo che annunciava, invece, la nascita a San Vito di un nuovo stabilimento balneare – Lido San Michele – su iniziativa di appartenenti alla Polizia di Stato.
Un luogo abbandonato da anni, l’ex lido della Polizia, trasformato in parcheggio abusivo e discarica a cielo aperto che da giugno tornerà a nuova vita (leggi qui). Senza entrare nel merito della questione (sarebbe stato meglio che quella porzione di spiaggia fosse pubblica?), ci limitiamo a evidenziare la reazione di migliaia di tarantini: nell’apprendere questa notizia hanno avvertito il gusto della novità in un territorio ancora arido di nuove iniziative.
Inoltre, in queste ore, non ci sorprende l’accoglienza riservata al progetto che mira alla realizzazione in Città Vecchia di un FabLab: una rete integrata con la comunità locale che punta a riportare la produzione nell’area urbana e in particolare nelle mani dei cittadini, cercando di ricreare una versione moderna delle botteghe rinascimentali (leggi qui). Insomma, il tentativo è chiaro: gettare le basi per una “fabbrica” del futuro che non abbia nulla di inquinante.
Abbiamo citato solo tre esempi rappresentativi dell’inversione di tendenza che stiamo cogliendo nelle preferenze dei nostri lettori. Certo, questo trend non ci indurrà ad abbandonare l’attività giornalistica improntata sulla denuncia e sull’inchiesta, ma sicuramente ci spingerà a incentivare un approccio di maggiore apertura nei confronti della Taranto più laboriosa e propositiva. Questa città ha un disperato bisogno di secchiate di bene, ne siamo certi, ed anche noi.
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