Ilva, Fiom-Cgil su caso diossina: “Attendiamo gli esiti del monitoraggio per conoscere le cause dei picchi”
TARANTO – Da settimane, auspichiamo che sia fatta chiarezza sul caso diossina divampato nello scorso mese di febbraio. Il nostro ultimo appello, rivolto in particolare al ministero dell’Ambiente – che ha commissionato un’indagine ad Ispra – risale al 23 aprile (leggi qui). Ritorniamo sull’argomento per parlare dell’incontro tenuto oggi tra azienda e organizzazioni sindacali che fa seguito alla richiesta di chiarimenti avanzata dalla Fiom Cgil il 2 marzo scorso ai Commissari Straordinari e al direttore dello stabilimento. Ovvio il riferimento ai picchi di diossina rilevati nei mesi di maggio 2014, novembre 2014 e febbraio 2015, dalla centralina ubicata nel quartiere Tamburi.
«Durante tale incontro, al quale hanno partecipato l’ing. Labile (Direzione Dipartimento AIA e Ambiente Ilva), la professoressa Zanetti del Politecnico di Torino e il Commissario Straordinario Carruba – si legge nella nota della Fiom – l’azienda ha cercato di chiarire quanto richiesto dalla Fiom riguardo ai seguenti aspetti: modalità di manipolazione, gestione e trasferimento delle polveri degli elettrofiltri derivanti dal processo di sinterizzazione; eventuali cause che hanno determinato i picchi di diossine a dicembre 2014 e febbraio 2015; potenziale esposizione al rischio dei lavoratori coinvolti.
Relativamente al primo punto, l’ing. Labile ha illustrato le modalità di gestione delle polveri contenenti diossine provenienti dai filtri MEEP, affermando che le stesse sono raccolte all’interno di big bags, trasferite inizialmente nel deposito temporaneo presente all’interno dello stabilimento e successivamente in discariche autorizzate per lo smaltimento definitivo così come previsto dalla normativa vigente.
Ha precisato che i mezzi adibiti al trasporto delle polveri di diossine presso le discariche autorizzate non percorrono il quartiere Tamburi, pertanto i picchi rilevati non sono riconducibili a un’errata gestione del trasporto. Tale criticità era stata sollevata anche da ISPRA la quale, con una nota inviata a fine marzo 2016, ha richiesto a Ilva di conoscere il percorso previsto dai mezzi per il trasporto dei big bags contenenti diossine presso le discariche esterne.
La professoressa Zanetti ha affermato che, analizzando i dati presenti nella relazione elaborata dall’ing. Onofrio, risulta evidente che “l’impronta digitale” delle polveri raccolte al deposimetro esterno differisca in modo particolare da quella relativa alle polveri campionate all’interno del sito industriale, a quelle raccolte dai sistemi di trattamento emissioni e dalle emissioni convogliate. La ripartizione degli omologhi nelle polveri raccolte nei mesi in cui le centraline hanno rilevato i picchi, inoltre, risultano differenti rispetto a quelle rilevate in tutti gli altri mesi dell’anno.
Relativamente al terzo quesito, l’azienda ha precisato che sono in corso campagne di monitoraggio ambientale e personale, in collaborazione con ARPA e ASL, al fine di verificare l’eventuale esposizione professionale dei lavoratori a PCDD/F e inquinamento ambientale.
La Fiom Cgil ha colto positivamente la partecipazione all’incontro odierno del Commissario Carruba, il quale, con la sua presenza, ha dato un chiaro segnale di apertura nei confronti delle problematiche rilevate dall’organizzazione sindacale in merito alla tutela dell’ambiente e della salute dei cittadini e dei lavoratori.
Ha inoltre dichiarato che le organizzazioni sindacali saranno convocate per discutere di quanto richiesto dalla Fiom Cgil in data 29/04/2016, con una lettera indirizzata ai Commissari Straordinari, in riferimento alle attività di bonifica di materiali contenenti amianto. La Fiom Cgil, pur ritenendo positiva l’apertura di Ilva verso le problematiche riguardanti le questioni ambientali, attende i risultati del monitoraggio effettuato da ARPA Puglia al fine di avere chiarimenti in merito all’individuazione delle cause che hanno determinato i picchi di diossine rilevati dalla centralina del quartiere Tamburi».
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