“Stop Ttip”: cresca la protesta contro il trattato che mette a rischio la salute

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TARANTO – Il primo rifiuto abbastanza netto all’accordo economico transatlantico tra Stati Uniti ed Unione Europea, chiamato Ttip, viene dalla Francia attraverso le parole del Presidente Hollande che solleva dubbi e perplessità sulla opportunità di aderire ad un trattato che, se in vigore, abbasserà gli standard di sicurezza e qualità delle merci e dei servizi scambiati tra i Paesi sottoscrittori.

Un trattato il Ttip su cui ristrette commissioni europee, ormai da anni, discutono con gli americani in modo poco trasparente e ciò ha creato nell’opinione pubblica un clima di sospetto e avversione che va via via crescendo e che probabilmente porterà al fallimento del progetto tanto voluto soprattutto dagli Stati Uniti.

Questi ultimi, infatti, hanno recentemente intrapreso una politica di disimpegno dalle aree di guerra e ciò, unito al raggiungimento dell’autosufficienza energetica con l’utilizzo del fracking per l’estrazione di idrocarburi, ha favorito una crescita interna degli investimenti con una tendenza alla sovrapproduzione di beni che devono necessariamente trovare vie di commercio estero.

Merci, investimenti, servizi e appalti pubblici: di questi elementi si discute nel trattato che creerebbe un accordo di libero scambio tra Paesi dell’Unione Europea e Stati Uniti, eliminando gran parte delle barriere doganali, tariffarie, normative. Se l’accordo entrerà in vigore, le merci si dovranno vendere allo stesso prezzo in tutti i Paesi aderenti al Ttip e le norme di sicurezza vigenti nei singoli Stati, per esempio sugli alimenti, perderanno validità e saranno superate da quelle previste dal trattato.

Anche servizi e appalti non potranno più godere di norme a protezione nazionale, ma diventeranno aperte alla concorrenza estera, superando le attuali restrizioni. Potrebbe allora succedere che a vincere l’appalto per la costruzione di una strada, un ponte, uno stadio, sarà magari una azienda americana in grado di competere molto più di un’impresa locale.

Le preoccupazioni maggiori vengono però soprattutto da ciò che il trattato potrebbe determinare sulle importazioni alimentari. Anche in questo caso, le varie norme di sicurezza dei singoli stati verrebbero scavalcate dagli accordi stipulati e ciò potrebbe eliminare le residue resistenze agli OGM oppure alle carni di animali allevati con tecniche intensive predominanti nel mercato americano.

Il vero rischio è che le multinazionali, forti della possibilità date dal libero scambio tra Europa ed America, invadano in modo ancora più prepotente rispetto alla presenza attuale, i nostri mercati, con produzioni globalizzate e a basso costo che potrebbero escludere le produzioni di qualità meno competitive a livello di prezzi. Le ripercussioni sarebbero gravi sia sulla salute che sulla qualità del lavoro di noi tutti.

L’immissione sul mercato di cibi “spazzatura” a basso costo porterebbe a una accelerazione verso pessime abitudini alimentari, già ora peggiorate in Italia rispetto alla classica e salutare dieta mediterranea. Inoltre, l’enorme offerta di merci e servizi a costi più bassi che solo le multinazionali possono offrire, porterebbe il mercato del lavoro nostrano ad adeguarsi per restare competitivo nella produzione, con conseguente riduzione dei salari e dei diritti dei lavoratori.

Le prime crepe all’interno dell’Unione Europea sulla opportunità di aderire al Ttip vi sono, anche grazie alla mobilitazione dell’opinione pubblica che comincia a criticare quella tendenza verso una globalizzazione esasperata che è sempre più uno strumento di imposizioni economiche e di stili di vita che vorrebbero trasformare i cittadini in consumatori accondiscendenti e inconsapevoli.

Sabato, organizzato da ISDE Medici per l’Ambiente, partirà un pullman diretto a Roma per aderire alla manifestazione nazionale contro il Ttip. Info per eventuali adesioni: 3357387831 oppure 3357387923.

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