Appello da Taranto: salviamo l’antico Acquedotto del Triglio

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portacci triglioTARANTO
«Tuteliamo e recuperiamo l’antico Acquedotto del Triglio». L’appello alle istituzioni giunge da una persona che rappresenta anche la memoria storica della città ionica: il maestro d’ascia Cataldo Portacci (leggi qui). Di seguito la lettera aperta rivolta al ministro dei Beni Culturali Dario Franceschini, al  sindaco di Taranto Ippazio Stefàno, al sindaco di Statte Angelo Miccoli,  all’assessore regionale all’industria turistica Loredana Capone, al Soprintendente ai beni archeologici Luigi La Rocca, al capo delegazione del Fondo Ambiente Italiano  Paolo Pirami, e al presidente di Legambiente Taranto Lunetta Franco.

“Per molti automobilisti attraversare la via che porta da Taranto al comune di Statte, l’Antico Acquedotto del Triglio costituisce una presenza paesaggistica residua, immersa in un paesaggio industriale gigantesco. Eppure, quei resti hanno costituito per millenni il privilegio dei tarantini di ottenere risorse idriche preziose prima della costruzione dell’Acquedotto Pugliese. Una storia millenaria che inizia, secondo gli studiosi, nel 123 a.C., con un percorso che immergeva tra gli ulivi 174 archi.

L’acqua arrivava nella piazza Fontana di Taranto, attraversando il Canale di Porta Napoli e del suo antico ponte. L’Antico Acquedotto è stato già oggetto di una benemerita, ma limitata, operazione di restauro di 30 arcate nel 2010, ad opera dell’Amministrazione Comunale con l’intervento diretto dell’(ex) assessore, prof. Lucio Pierri. L’intervento fu determinato dall’aggravarsi dello stato di conservazione delle arcate dell’acquedotto, interessate da crolli di parte della struttura.

portacci triglio 3La stessa drammatica situazione di pericolo riguarda oggi le altre arcate superstiti. Una storia che rischia di sgretolarsi sotto l’incuria del tempo e dei tarantini. Nel seguito degli anni le numerose proposte e dichiarazioni di buona volontà sono rimaste promesse ingiallite nel tempo.

Voglio ricordare che, durante gli anni ’70 del secolo scorso, per aprire le strade di accesso alle aree industriali, lungo le arterie stradali, furono distrutti numerosi archi, tra il silenzio e il disinteresse delle componenti istituzionali e culturali della città di Taranto. Preferirono, mutilare, stuprare il monumento, invece di costruire una semplice arteria stradale parallela. Ma è storia passata!

Per questo chiedo alle autorità istituzionali, alle associazioni in indirizzo, un provvedimento per un progetto realizzabile in tempi certi e brevi. In tal senso, pongo alla vostra cortese attenzione alcune proposte inseribili anche nel Contratto Istituzionale di Sviluppo per Taranto:

I. monitoraggio ed inventario completo delle strutture e degli archi;

II. messa in sicurezza delle parti precarie ed usurate per evitare altri crolli;

III. localizzare e recuperare, con il restauro, alcune pozzelle scavate nella roccia alla periferia di Statte;

IV. verifica dello stato di salubrità delle risorse idriche residue dell’antica sorgente, ed avviare eventuali operazioni di messa in sicurezza e bonifica dell’area;

V. progettare la costruzione di un percorso pedonale-ciclabile illuminato visibile a grande distanza, parallelo alla strada all’interno del monumento, corredato da bacheche plastificate, adatte ad le illustrare la storia millenaria dell’antico acquedotto, utili per uno sviluppo turistico del nostro territorio;

VI. progettare una serie di punti di ristoro-fontanelle, della stessa acqua risorgiva eventualmente bonificata lungo l’antico percorso, utili per pedoni e ciclisti;

VII. integrare l’antico acquedotto in percorso di archeologia industriale con le zone ILVA dell’area a caldo, eventualmente e probabilmente, di prossima dismissione;

VIII. verificare la fattibilità della costruzione di una strada alternativa alla zona industriale e permettere una possibile ricostruzione delle parti mutilate;

IX. dotare i percorso dell’antico acquedotto di adeguata illuminazione notturna”.

Un appello, quello di Portacci, che speriamo non rimanga inascoltato. Per questo motivo è necessario che venga condiviso quanto è più possibile anche dagli altri cittadini di Taranto e Statte. Preservare un bene prezioso come l’antico Acquedotto del Triglio rappresenterebbe un bel segnale di vitalità e fierezza da parte di una comunità che sa riconoscere il valore della propria ricchezza storica e culturale. Ed è questo l’approccio che può portare il nostro territorio al riscatto e alla rinascita.

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