Due grandi concerti, il Primo Maggio, a Roma e a Taranto, e due modi diversi di celebrare ciò che si dice nobiliti l’uomo: il lavoro. Tradizionalmente festa organizzata dai sindacati, il concertone di Roma è stato da sempre l’occasione per questi ultimi di attirare a se il mondo dei giovani. A Taranto, il Primo Maggio è una festa diversa, i sindacati non c’entrano, ma i lavoratori o gli aspiranti tali sì.
A Roma lo schema che si ripete è sempre lo stesso, malgrado i cambiamenti del mondo del lavoro: i lavoratori da una parte, in un modello di società produttiva ormai molto complesso, e i sindacati dall’altro che cercano di mantenere il loro ruolo istituzionale a difesa del salario e dei diritti dei dipendenti. Legittimo ed essenziale il ruolo dei sindacati, forse poco pronti ad affrontare il cambiamento e a comprendere le esigenze proprio di quei giovani che affollano Piazza San Giovanni.
Tra quei giovani si possono incontrare, per esempio, Chiara che fa tirocinio presso uno studio legale e viene utilizzata per spedire la corrispondenza, Giovanni che è costretto a lavorare tutti i festivi nell’ipermercato, Giulia che si è rotta la schiena a pulire le scale dei palazzi e viene pagata in nero, Anna che lavora dodici ore al giorno con un contratto di part time, Omar che prende un euro per ogni cassa di pomodori che raccoglie sotto il sole.
Tutti ragazzi lasciati soli e non in grado di difendere alcun diritto senza un sindacato che si faccia carico anche delle loro esigenze e non soltanto di chi ha un posto fisso. Contratti atipici, partite iva, voucher, contratti a ore: in questa giungla di lavoro sempre più precario, i giovani fanno fatica a riconoscersi nel sindacato che in qualche caso è stato accusato di aver permesso troppo facilmente di stravolgere le regole del lavoro, disperdendo quel patrimonio di diritti acquisiti in decenni di lotte dei lavoratori.
A Taranto, al concerto al Parco Archeologico delle Mura Greche, tutti i partecipanti sono i protagonisti. Non sono sindacati e giovani che festeggiano il lavoro, ma sono lavoratori e cittadini che festeggiano se stessi, in una autocelebrazione che trova conforto nella partecipazione di tutta la città. Comprende lavoratori e disoccupati che si riconoscono in un quadro generale di società complessa, non concentrandosi esclusivamente sulla propria condizione, seppur spesso difficile.
E così il concerto di Taranto diviene un’occasione di denuncia delle angosce di una società che tocca problematiche relative ai luoghi di lavoro, rischi ambientali, situazioni di disagio economico, degrado sociale, sviluppo urbano. Non arriva solo la denuncia dal palco del Parco Archeologico, ma anche soddisfazione per la solidarietà di una città che accoglie i migranti o che dà voce a chi ha subìto ingiustizie da parte delle istituzioni.
La coscienza critica della città trova quindi potenza espressiva dal palco del concerto, coinvolgendo in questo spirito di analisi e denuncia anche i tanti ospiti che riconoscono in questa iniziativa un qualcosa di speciale che va oltre la pura esibizione canora e la festa e che aiuta a sviluppare un processo di maturazione collettiva. Una ricchezza da difendere il concerto del primo maggio; uno spettacolo diverso da qualunque altro in cui la festa dà forza alla voce di una città.
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